il rogo

Marina di Pulsano, per l'incendio a Lido Silvana il 67enne resta in cella

ALESSANDRA CANNETIELLO

Il Riesame ha confermato la decisione del gip Romano. L'uomo responsabile dell’incendio che il 30 luglio scorso ha distrutto abitazioni e causato la morte di una 86enne

MARINA DI PULSANO - Pasquale Tomai Pitinca deve restare in carcere. È la decisione del tribunale del Riesame per il 67enne responsabile dell’incendio che il 30 luglio scorso ha distrutto abitazioni private, strutture ricettive, attività commerciali, ettari di macchia boschiva nella Marina di Pulsano e causato la morte di Rita Fasanella, 86enne rimasta intrappolata dalle fiamme nel giardino della sua residenza estiva.

Il collegio dei giudici, presieduto da Elvia Di Roma e a latere i magistrati Loredana Galasso ed Elio Cicinelli, ha infatti rigettato l’istanza presentata il 12 agosto dal legale dell’uomo, l’avvocato Franz Pesare con la quale chiedeva la scarcerazione disposta dal gip Alessandra Rita Romano.

Per il giudice che firmò l’ordinanza, accogliendo la richiesta del pubblico ministero, Vittoria Petronella, l’uomo aveva agito con «condotta cosciente e volontaria», dando «intenzionalmente alle fiamme un terreno incolto» e «determinandosi a farsi giustizia, nell’immediato, da sé».

L’avvocato Pesare, nella sua opposizione, aveva offerto una rilettura dell’intera vicenda, sostenendo che quel giorno di fine luglio, una parte della responsabilità dei danni provocati dall’incendio, per cui sono stati necessari anche due canadair e un elicottero proveniente dal comando dei vigili del fuoco di Bari, sarebbe da imputare ai Vigili del fuoco che avrebbero concluso le attività credendo «erroneamente» che «l’incendio si fosse estinto». Per questa ragione, secondo la difesa il nesso tra la morte dell’anziana e l’evento incendiario sarebbe venuto meno.

Tomai Pitinca, che aveva appiccato il fuoco con alcuni volantini e un accendino al terreno comunale di fronte alla sua proprietà, fu incastrato dai filmati delle telecamere di video sorveglianza di un’abitazione privata. Rintracciato e interrogato dai carabinieri, aveva ammesso le proprie responsabilità, giustificando l’azione come un impulso disperato per ripulire il terreno dalle erbacce. Gesto che non immaginava potesse avere conseguenze di tale portata e a cui avrebbe tentato di porre rimedio cercando invano di contattare il numero di emergenza. Nel corso del pomeriggio, però, secondo la difesa l’uomo aveva collaborato con i pompieri e i volontari per spegnere le fiamme. Le ipotesi di reato che gravano sul 67enne, come detto, si sono appesantite dopo che l’ex insegnante 86enne perse la vita, il primo giorno di agosto, nel reparto di rianimazione dell’ospedale Santissima Annunziata: per l’ex motorista della Marina militare, infatti, oltre all’incendio doloso, la procura contesta anche la morte della donna come conseguenza del rogo doloso.

Le fiamme che si sono propagate a macchia di leopardo, risparmiando solo alcune strutture, tra cui le residenze del villaggio “Fata Morgana”, che per primo era stato raggiunto dal rogo, hanno travolto la sede dell’ex hotel “Eden Park” e diverse ville attigue e devastando ettari di macchia mediterranea causando danni ingenti anche all’ambiente. È del 12 agosto, infatti, la relazione di Arpa Puglia che informava della presenza di fibre di amianto disperse nell’aria, nelle aree soggette a campionamenti prelevati dentro e in prossimità della struttura alberghiera Eden Park e per cui l’agenzia regionale ha ordinato immediata bonifica. Bisognerà ora attendere le motivazioni per capire se il difensore opterà per una impugnazione in Cassazione.

Privacy Policy Cookie Policy