i nodi dell'acciaio
Ex Ilva, c’è una proposta all’indotto
Acciaierie d'Italia scrive alle imprese per il pagamento dei crediti maturati con la passata gestione
TARANTO - Il 70 per cento delle somme dovute saranno pagate in 20 mesi, a fronte di una espressa rinuncia del restante 30 per cento. L’ufficio acquisti di Acciaierie d’Italia in amministrazione straordinaria scrive alle imprese dell’indotto che vantano complessivamente crediti per oltre 120 milioni di euro maturati con la precedente gestione dello stabilimento siderurgico. La richiesta è di rispondere entro il 22 luglio indicando la volontà di definire le pendenze, ma non si comprende se d’intesa con il giudice delegato e con quale ruolo dei commissari straordinari. Non tutte le aziende sono coinvolte, però; e già questo fa sorgere perplessità sulla compatibilità della proposta in questione con la disciplina in tema di procedure concorsuali. Anche perché la scelta sembrerebbe esser stata effettuata dalla stessa società. La proposta sarebbe arrivata alle aziende che si erano già insinuate nella procedura fallimentare pendente dinanzi al Tribunale di Milano e i cui crediti sono stati certificati dai commissari di AdI in As e dichiarati prededucibili. Ciò evidentemente in ragione di un agognato (dalle imprese dell’indotto) intervento di Sace, a cui la nota in esame fa un cenno, richiamando la disponibilità di quest’ultima a stipulare contratti di factoring aventi ad oggetto i suddetti crediti “riscadenzati”. Tuttavia non è chiaro se Sace acquisterà i crediti in questione, salvo buon fine, e quindi con l’impegno dell’indotto a restituire quanto dalla stessa percepito se AdI non dovesse pagare le venti rate, o meno. Parrebbe ancora in capo alle società la responsabilità, qualora AdI non dovesse rispettare il pagamento delle venti rate in questione.
È questa la prima - almeno apparente - svolta nella vicenda dei crediti maturati dalle imprese dell’indotto che operano con l’ex Ilva e che erano state messe in ginocchio dall’amministrazione Morselli. Uno spiraglio che illumina non tutte le società coinvolte e che genera perplessità rispetto alle modalità scelte e alla richiesta - quasi un atto di fede - di rinunciare al 30% del credito, accettando in cambio un 70% in 20 mesi senza però alcuna garanzia né di pagamento, né di irripetibilità dei pagamenti ricevuti nel caso in cui gli altri creditori concorsuali di pari grado, a cui non è stata trasmessa (o che non accetteranno) la proposta in questione, non dovessero essere soddisfatti allo stesso modo all’esito del concorso. La mancanza di garanzie sui pagamenti va sorgere l’interrogativo su cosa accadrebbe qualora dovessero essere pagate solo alcune delle venti rate promesse, visto che le imprese avrebbe però già rinunciato al 30% del proprio credito.
«Tutto questo può avvenire - ha spiegato l’onorevole di Fratelli d’Italia Dario Iaia che ha seguito da vicino la vicenda -, pur in presenza di una procedura fallimentare, grazie ad una norma introdotta dal Governo Meloni ed all'impegno di 120 milioni di euro messi a disposizione, oltre al coinvolgimento di Sace».
«Finalmente grazie a questo Governo - prosegue il parlamentare ionico -, l’indotto comincia a ricevere le risposte che in passato non ha mai avuto. È chiaro che non siamo di fronte alla soluzione di tutti i problemi - aggiunge Iaia -, né dal punto di vista economico, né da quello del soddisfacimento di tutte le imprese, in quanto ve ne sono altre che, al momento rimangono fuori, ma non vi è dubbio che il quadro che abbiamo davanti è totalmente diverso rispetto a quello del 2015, tanto paventato, nel quale nessuno ha recuperato alcunché».
«Oggi 120 milioni torneranno nelle casse dell'indotto mentre si continua a lavorare per cercare di risolvere le tantissime altre questioni che rimangono sul tappeto, compresi gli ostacoli normativi e di diritto bancario da superare».
«Ringrazio le imprese dell'indotto per lo spirito di collaborazione che hanno, nonostante le difficoltà, manifestato in questi mesi - conclude l’onorevole Iaia -, e le associazioni di categoria con le quali abbiamo proficuamente lavorato anche dal punto di vista della elaborazione normativa».
Non tutte le imprese coinvolte cantano, però, vittoria. La proposta è allo studio dei consulenti legali e nelle prossime ore si spera arrivino ulteriori chiarimenti sulla vicenda.