Il caso
A Statte arrestato pure Scalera, l’uomo dei rifiuti: «Alle Regionali i Modeo sostennero il fratello del dirigente»
Gli inquirenti: «Ha truccato le assunzioni in Kyma». Voto di scambio politico mafioso è l’ipotesi di reato mossa dall’Antimafia di Lecce nei confronti del manager, già indagato in altre inchieste
TARANTO - C’è anche Rocco Lucio Scalera, dirigente di Amiu-Kyma Ambiente di Taranto, tra le 26 persone finite in carcere ieri mattina durante il blitz «Dominio» che ha travolto il Comune di Statte. Voto di scambio politico mafioso è l’ipotesi di reato mossa dall’Antimafia di Lecce nei confronti del manager, già indagato nell’inchiesta sul concorso truccato per l’assunzione di istruttori ambientali nella società partecipata e per le «parcelle d’oro» all’Amiu insieme ad alcuni commercialisti. Scalera (avvocati Fausto Soggia e Roberto Eustachio Sisto) avrebbe fatto da intermediario tra il candidato sindaco Franco Andrioli e il gruppo criminale di Statte attraverso Giulio Modeo, il figlio dello storico boss agganciato grazie a un dipendente della società partecipata.
«Su Statte mi sono mosso... Io c'ho degli amici a Statte che tutte le mattine…», racconta Scalera, ignaro di essere ascoltato dai finanzieri, in un incontro con il candidato Andrioli, anche lui finito in carcere, e con Giampiero Mancarelli, presidente di Amiu ed esponente del Pd che non è indagato. Un incontro monitorato dagli investigatori nel quale Mancarelli accusava Scalera non solo di aver fatto poco per Andrioli, ma anche di non aver sostenuto abbastanza, per il Comune di Grottaglie, un candidato vicino a Mancarelli: «Su Grottaglie no, onesto mentre su Statte mi sono mosso» si difende il dirigente. «Io ho parlato con... - dice Scalera rivolgendosi ad Andrioli - non te li voglio mandare per un motivo: è un Modeo quello... quelli sono… non ti posso sputtanare! Se fanno una fotografia ti inguaiano».
Scalera appare dunque pienamente consapevole della caratura criminale di Modeo...