I nodi dell'acciaio

«Ha violato le prescrizioni»: l'ex Ilva diffidata dall’Ispra. Oggi 24 ore di sciopero. Sindacati convocati a Palazzo Chigi

Francesco Casula

L’Istituto superiore per la protezione ambientale contesta il mancato rispetto dei tempi di distillazione del carbon coke. E la protesta invade Roma

TARANTO - Distillazione del carbon coke troppo veloce, dati sbagliati e prescrizioni violate. E una proposta di diffida. È una lettera di fuoco quella che l’Ispra ha inviato al Ministero dell’Ambiente al termine dell'ultima visita ispettiva all’ex Ilva di Taranto durante la quale ha accertato che Acciaierie d’Italia non avrebbe rispettato in diversi casi le 24 ore per distillare il coke nelle batterie di forni del reparto Cokerie, nel quale appunto avviene la trasformazione della materia prima, il carbone, in coke, residuo del fossile utilizzato nelle fasi successive della produzione di acciaio.

Un processo tra i più inquinanti per i quali l’Autorizzazione integrata ambientale aveva sancito un tempo di distillazione di 24 ore proprio per «minimizzare le emissioni di idrocarburi policiclici aromatici in modo controllabile». Ma stando a quanto accertato dal Gruppo Ispettivo, composto da Ispra e da Arpa Puglia, si legge che «il fossile caricato nel forno 125 della batteria 12 il giorno 06 maggio 2023 alle ore 04:05 e scaricato il giorno 07 maggio 2023 alle ore 01:24 ha subito una distillazione di 21 ore e 19 minuti, per un tempo dunque ben inferiore alle 24 ore prescritte». Un tempo più basso che, quindi, potrebbe aver generato emissioni nocive nell'aria di Taranto. Ma non solo. Nei documenti che Adi ha inviato ai controllori, uno dei file avrebbe riportato orari completamente sballati: «Sono emerse altresì - si legge nel documento – numerose incongruenze in merito alla evidente sovrapposizione tra orari di caricamento e di sforamento per uno stesso forno, in base alle quali per molti forni l’orario di caricamento sarebbe stato antecedente a quello di sfornamento, configurandosi di fatto una situazione non coerente con i dati di esercizio». Il coke, insomma, secondo alcuni dati inviati da Acciaierie d'Italia sarebbe stato sfornato prima ancora che venisse caricato il carbone nei forni.

Elementi che hanno spinto Ispra a formulare una diffida nei confronti dell'azienda ora al vaglio del Ministero. Ma non è l'unico fronte critico al momento per l'ex Ilva.
Ieri mattina in fabbrica son tornati i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce per acquisire i documenti richiesti una settimana fa dalla procura che indaga sulle emissioni di benzene: una visita che si è conclusa con un nulla di fatto dato che i documenti chiesti dai pubblici ministeri Francesco Ciardo e Mariano Buccoliero, non sono stati consegnati ai militari. Per Adi, infatti, serve più tempo per ritrovare le carte. E sul fronte amministrativo dell’emergenza benzene, ieri il sindaco Rinaldo Melucci, ha fatto sapere che ha chiesto il rinvio dell’udienza in programma il 26 ottobre dinanzi al Tar che dovrà decidere se è legittima o no l’ordinanza del primo cittadino che ha imposto alla fabbrica la chiusura dell’area a caldo proprio per l'aumento costante negli ultimi anni di questo inquinante cancerogeno: uno slittamento in attesa che si pronunci la Corte di giustizia europea sul tema del danno sanitario connesso ai livelli di inquinamento da benzene.

E intanto oggi nuova giornata di agitazione indetta dai sindacati Fim, Fiom e Uilm che ritengono indispensabile il confronto di oggi vista la gravità della situazione in cui versa il gruppo: le tute blu manifesteranno a Roma «per il lavoro, la salute, la sicurezza ed il futuro dell’ex Ilva» hanno spiegato in una nota i segretari nazionali Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella.

SINDACATI CONVOCATI A PALAZZO CHIGI: NUOVO TAVOLO ENTRO IL 7 NOVEMBRE

Si avvia un confronto con i sindacati sull'ex Ilva a palazzo Chigi e un nuovo tavolo sarà convocato entro il 7 novembre: lo spiegano i segreti generali di Fim, Fiom e Uilm, Roberto Benaglia, Michele De Palma e Rocco Palombella, dopo l’incontro a palazzo Chigi con i capi di gabinetto della presidenza del Consiglio, ministero Lavoro e delle Imprese, tornando alla manifestazione in piazza Santi Apostoli.
«Palazzo Chigi ci ha ascoltato», dice Benaglia, sottolineando anche che «ha escluso ogni ipotesi di chiusura o di amministrazione straordinaria». «Abbiamo conquistato un tavolo di trattativa a palazzo Chigi. Una trattativa con i sindacati», spiega De Palma. «Noi ci incontreremo di nuovo all’inizio di novembre, è indispensabile salvare i posti di lavoro», sottolinea Palombella.

«Grazie alla lotta dei lavoratori abbiamo ottenuto che il tavolo di crisi sia a palazzo Chigi, con il prossimo incontro stabilito per il 7 novembre, ma continueremo a chiedere soluzioni fino a che non le avremo». Lo dichiara il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, al termine dell’incontro a palazzo Chigi sull'ex Ilva sostenendo che «il governo deve capire che è arrivato il momento di prendere la maggioranza e la governance dell’azienda».
«In questi anni si sono avvicendati otto governi, otto ministri dello Sviluppo economico, abbiamo fatto decine di scioperi e manifestazioni ma dopo undici anni questa vertenza non è stata risolta. Oggi oltre mille lavoratori provenienti da tutti gli stabilimenti italiani del gruppo hanno manifestato a Roma per chiedere un’operazione verità al governo per salvare l'ex Ilva e per salvaguardare l’occupazione, l’ambiente e il futuro industriale», rimarca Palombella. Nell’incontro a palazzo Chigi «ci è stato detto che si considera Arcelor Mittal un interlocutore credibile, nonostante in questi anni non abbia prodotto alcun risultato, sotto nessun punto di vista. Questo sarebbe sufficiente per capire che non ci sono più le condizioni per andare avanti nella trattativa segreta che il governo sta portando avanti con la multinazionale. Nonostante l’esecutivo abbia deciso di togliere gli alibi per investire, ad oggi la trattativa è ancora complicata e noi siamo convinti che non approderà ad alcun risultato. Finché siamo in tempo diciamo al governo di fermarsi perché bisogna evitare di concedere altri fondi pubblici a una gestione fallimentare. Il governo deve capire che è arrivato il momento di prendere la maggioranza e la governance dell’azienda. Abbiamo detto al governo che non c'è alternativa a questo, altrimenti ci sarà una trattativa che metterà a rischio migliaia di posti di lavoro e il futuro degli stabilimenti», conclude il numero uno della Uilm.

«Grazie alla lotta che i lavoratori stanno portando avanti insieme al sindacato oggi abbiamo portato a casa un primo importante risultato: abbiamo rimesso al centro dell’agenda di governo la principale vertenza del Paese». Lo sottolinea il segretario generale della Fim, Roberto Benaglia, dopo l’incontro sull'ex Ilva.
«Palazzo Chigi non solo ci ha ascoltato, ma ha deciso di coinvolgerci nella trattativa in un percorso sul futuro dell’ex-Ilva. Il governo venendo incontro alle nostre richieste ha escluso sia l’amministrazione straordinaria che la chiusura dell’azienda. Il governo si è impegnato a convocare un tavolo entro il 7 novembre a palazzo Chigi e saremo coinvolti nella trattativa con Mittal. Chi dice che siamo alle battute finali e vorrebbe continuare con la cassa integrazione sbaglia, noi vogliamo lavorare per il futuro di questo polo industriale strategico per il nostro Paese. L’attuale gestione che abbiamo denunciato da mesi rischia di non andare da nessuna parte, con Mittal serve una svolta. Certo - conclude Benaglia - è ancora tutto da fare ma siamo sulla strada giusta, chiediamo al governo di ascoltare e assumere le nostre ragioni e proposte in tema di investimenti, impianti, salvaguardia dell’occupazione e decarbonizzazione».

«La Cgil sostiene la mobilitazione dei lavoratori metalmeccanici ex Ilva, degli addetti degli appalti e di tutta la filiera, che oggi hanno manifestato insieme a Roma, mobilitazione che proseguirà. Il risultato raggiunto, l’avvio della trattativa con l’esecutivo nell’incontro del prossimo 7 novembre, è frutto delle loro proteste e delle nostre richieste. Al prossimo tavolo si faccia finalmente chiarezza su proprietà e impianti». È quanto dichiara il segretario confederale della Cgil, Pino Gesmundo, commentando l'incontro a Palazzo Chigi sull'ex Ilva.
«Servono risposte concrete, anche sui temi ambientali. Il governo - aggiunge il dirigente sindacale - deve operare per il sostegno di un settore strategico come quello siderurgico, non solo a tutela dei lavoratori e dei siti del gruppo, ma dell’intero sistema industriale italiano, che ha bisogno di acciaio».

L’Unione sindacale di base considera "grave l’atteggiamento del governo» e sottolinea «la mancata convocazione, tra le forze sindacali a palazzo Chigi» sull'ex Ilva, «dell’Usb che rappresenta circa 2000 iscritti. Significa non dare voce ad una corposa parte di lavoratori di quella fabbrica, dell’appalto e in As, dando uno schiaffo alla democrazia». Per l’Usb, «l'obiettivo non può essere solo un tavolo di confronto vuoto di contenuti, l’obiettivo è cambiare il paese e il modello di sviluppo economico su cui esso si fonda» ed evitare «la chiusura».
A proposito della manifestazione, l’Usb sottolinea inoltre "il dispiegamento di forze dell’ordine smisurato di fronte al quale ci siamo ritrovati questa mattina all’ingresso della capitale. In circa 200 abbiamo bloccato l’autostrada, per manifestare la nostra frustrazione e la nostra grande preoccupazione per un futuro, quello dei lavoratori legati direttamente ed indirettamente allo stabilimento tarantino, che non riusciamo più a vedere».

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