la crisi del siderurgico
Ex Ilva, i sindacati: il 20 ottobre 8 ore di sciopero in tutti i siti di Acciaierie d’Italia
Il coordinamento nazionale di Fim, Fiom e Uilm ex Ilva ha deciso all’unanimità, tra le iniziative, lo sciopero con manifestazione nazionale a Roma a palazzo Chigi
Otto ore di sciopero il 20 ottobre di tutto il gruppo Acciaierie d’Italia e manifestazione a Roma: il coordinamento nazionale di Fim, Fiom e Uilm ex Ilva ha deciso all’unanimità una campagna di assemblee negli stabilimenti, iniziative il 16 ottobre davanti alle prefetture delle province interessate dai siti produttivi di Acciaierie d’Italia (Taranto, Genova, Novi Ligure, Racconigi i principali) e sciopero il 20 ottobre di 24 ore - 8 ore per turno - in tutti i siti, con manifestazione nazionale a Roma «presso palazzo Chigi». Il coordinamento chiede anche un’audizione alle commissioni parlamentari e la costituzione di una commissione d’inchiesta che «verifichi eventuali responsabilità» sulla gestione dell’azienda.
«Continua ad essere inconcepibile ed inaccettabile che, a distanza di dieci anni dallo scoppio della vertenza dell’ex Ilva, la stessa non sia stata ancora risolta: il più grande gruppo siderurgico italiano da cui dipende l’economia di diversi territori italiani, il destino di oltre 20 mila lavoratori e la fornitura di un prodotto essenziale per l’industria manufatturiera italiana, versa in condizioni critiche e gravi sotto l’aspetto industriale ed occupazionale», si legge nel documento.
«La maggior parte degli impianti è ferma o a marcia ridotta, i luoghi di lavoro sono insicuri, la situazione debitoria è insostenibile, la cassa integrazione viene utilizzata per la riduzione dei costi ed i livelli produttivi e l'ambientalizzazione sono estremamente distanti dagli obiettivi previsti dall’accordo del 2018. Questa - affermano i sindacati dei metalmeccanici - è la reale fotografia che smentisce la falsa narrazione del management di Acciaierie d’Italia».
Fim, Fiom e Uilm «ribadiscono che, se si vuole dare un futuro all’ex Ilva e salvare migliaia di posti di lavoro, salvare l’ambiente e continuare a creare ricchezza per tanti territori interessati, la scelta obbligata è quella di un immediato cambio di governance e di gestione dell’intero gruppo e realizzare il piano industriale ed ambientale.