Orrore
Pedopornografia tra Taranto e Lodi: su cellulare di un 33enne migliaia di video
Nelle chat anche l’offerta di prestazioni sessuali con la figlia minorenne
TARANTO - Oltre 1200 file con minori ripresi durante atti sessuali. E poi chat con altri presunti pedofili e persino proposte di abusare della figlia di uno di loro. Sono i dettagli agghiaccianti che emergono dall'inchiesta dei carabinieri che nei giorni scorsi ha portato all'arresto di 33enne tarantino ritenuto dalla procura di Milano, che coordina l'indagine dei militari di , uno dei terminali che inviava e riceveva materiale pedopornografico.
Ieri mattina il tarantino è comparso dinanzi al giudice per le indagini preliminari Francesco Maccagnano che per rogatoria ha condotto l'interrogatorio di convalida: nel carcere di Taranto, il 33enne ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere e nelle prossime ore il giudice dovrà depositare l'ordinanza con la quale dovrà decidere se confermare o meno la custodia cautelare in carcere.
Intanto dalle carte dell'inchiesta emergono gli esiti della perquisizione compiuta dai militari dell'Arma di della Compagnia Milano Porta Magenta in collaborazione con il Nucleo Investigativo di Taranto: sono tre i telefoni sui quali sono state condotte le analisi e dai quali sono emersi migliaia di file che ritraggono minori tra i 4 e i 16 anni. Ma non solo. L'inchiesta, infatti, è partita dall'arresto di un 32enne di Lodi: il provvedimento era arrivato a conclusione delle indagini avviate a seguito della denuncia di una donna sudamericana. Quest’ultima, a quanto si è appreso, aveva dichiarato di essere stata contattata da un uomo che, per ottenere un incontro di natura sessuale a pagamento, le aveva inoltrato dei video pornografici ritraenti dei minori. I successivi accertamenti, coordinati dalla Procura della Repubblica di Milano, avevano consentito di risalire all’identità dell’uomo e l'esame dello smartphone del 32enne lodigiano, poi, ha consentito di ritrovare le chat di Telegram nelle quali l'uomo scambiava file pedopornografici con altri soggetti tra cui il 33enne di Taranto.
E proprio dal tarantino il 32enne aveva ricevuto, tra il 19 e il 24 aprile, ben 29 file video e nella stessa conversazione era stato poi il lodigiano non solo a inviare al 33enne tarantino altri 27 file dello stesso tipo, ma ad avanzare la squallida offerta della figlia minorenne per prestazione sessuali. Le attività investigative dei carabinieri, hanno permesso inoltre di individuare altre conversazioni in cui era coinvolto il tarantino: tra maggio e giugno 2023, infatti, il tarantino avrebbe inviato a quest'altro presunto pedofilo 5 video dello stesso tipo e alcune altre immagini ricevendo in cambio materiale dello stesso tipo. A quel punto dell'indagine, i militari hanno compreso che Taranto poteva essere non solo la nuova chiave di volta per l'inchiesta, ma anche il luogo in cui venivano realizzati i video: il posto, insomma, in cui minori anche di 12 anni erano sottoposti ad abusi. E così la procura di Milano ha firmato il decreto di perquisizione e all'alba del 3 ottobre, i carabinieri si sono presentati alla porta dell'uomo, in un quartiere popolare del capoluogo e hanno notificato l'ordine di perquisire l'appartamento. L'uomo, inizialmente ha negato di essere in possesso di materiale pedopornografico, ma poi ha spontaneamente consegnato i telefonini con i quali utilizzava i servizi di messaggistica criptata.
L'inchiesta, insomma, viaggia ora sui telefoni e potrebbe consentire ai carabinieri di smantellare una rete ben più vasta di quella individuata finora.