Il processo

Elicotterista di Ostuni morì in volo dopo incidente, chiesti 2 anni per un militare

Francesco Casula

La vittima, Alessandro Schettini, aveva 32 anni ed era a bordo di un velivolo della Marina. La difesa: rispettate le procedure

TARANTO - È di 2 anni di reclusione con la sospensione della pena la richiesta avanzata dal pubblico ministero Francesca Colaci nei confronti di Alessandro Benvenuti, sottufficiale della Marina militare accusato di omicidio colposo per la morte di Alessandro Schettini, 32enne elicotterista di Ostuni precipitato da un velivolo della Marina il 15 marzo 2016 al termine di un’esercitazione. Nella sua requisitoria, il pm Colaci, ha ribadito che l’incidente è stato causato dalla negligenza di Benvenuti, verricellista che gestiva il dispositivo che portava il personale a terra all’interno dell’abitacolo del velivolo: Schettini era stato l’ultimo a essere recuperato quel giorno e durante la risalita aveva girato continuamente al punto che, stando a quanto emerso da alcune perizie, una volta seduto a bordo, forse per un giramento di testa, avrebbe perso l’equilibrio precipitando nel vuoto e perdendo la vita a causa delle ferite riportate nell’impatto. Una ricostruzione secondo l’accusa confortata anche dalle comunicazioni scambiate dal personale a bordo durante quei minuti.

In particolare il magistrato inquirente ha evidenziato come alle 18:07 e 47 secondi Benvenuti abbia comunicato «L’uomo è dentro. Schettini è seduto» a indicare che il commilitone era all’interno dell’elicottero e 7 secondi più tardi «Schettini è caduto, è caduto Schettini». Per il pm Colaci, dopo la prima comunicazione, Benvenuti «aveva mollato la maniglia posteriore della braca che avvolgeva Schettini, lasciandolo svincolato». E in quel momento, forse cercando di sistemarsi in modo più stabile nel piccolo spazio a disposizione sull’elicottero o per un giramento di testa per quella brusca risalita, il 32enne avrebbe perso l’equilibrio ed è precipitato al suolo. La procura ha contestato anche la violazione della procedura operativa secondo la quale, prima di sganciare il dispositivo di sicurezza, Benvenuti avrebbe dovuto assicurarsi non solo che Schettini fosse «seduto e agganciato», ma anche certo delle sue condizioni psicofisiche.

Una tesi che la difesa, rappresentata dall’avvocato Gaetano Cingari ha invece completamente rigettato: il difensore ha infatti chiesto l’assoluzione ritenendo l’operato del suo cliente in linea con le procedure operative, L’avvocato Cingari, a sostegno della sua tesi, ha evidenziato come nella sua testimonianza, l’unico membro dell’equipaggio che ha visto l’incidente ha riferito in aula di aver visto Schettini «posizionato di schiena all’apertura e fuori della cabina, fuoriuscire dalla braca, dopo l’innalzamento delle braccia». Una ricostruzione supportata dalla consulenza del perito difensivo che nella sua relazione ha sostenuto che Schettini, prima ancora di raggiungere la posizione di seduta «abbia alzato le braccia poggiando i propri piedi sul predellino» e sia precipitato. Inoltre, rispetto alle comunicazioni, l’avvocato ha ricordato come Benvenuti, interrogato in aula, abbia chiarito di aver detto non «l’uomo è dentro», ma il «boom è dentro», riferendosi al braccio meccanico a cui è collegato il verricello e di aver detto «Schettini è seduto» solo per un automatismo e anticipando di qualche secondo il momento in cui il collega si sarebbe seduto.

Ma stando alla sua versione, in realtà, il 32enne non si è mai seduto: prima di entrare in cabina avrebbe alzato le braccia per aggrapparsi alla barra di camminamento posta sopra il portellone e forse i piedi sul predellino sarebbe scivolati perché bagnati causando l’incidente che ha tolto la vita al militare.L’inchiesta aperta subito dopo l’incidente aveva inizialmente coinvolto altre sei persone: per loro già nella fasi di indagini erano state formulate le archiviazioni perché per tutti era stata riconosciuta da subito l’assenza di responsabilità nella tragica vicenda.A distanza di otto anni dal tragico evento, quindi, il processo di primo grado è al suo ultimo atto: le versioni di accusa e difesa sono al vaglio del giudice Laura Orlando che nella prossima udienza ascolterà le repliche delle parti e poi si ritirerà in camera di consiglio per emettere la sentenza. 

Privacy Policy Cookie Policy