La sentenza

Un patto segreto per gli appalti in Arsenale: l’Antitrust condanna 14 aziende tarantine

Francesco Casula

La procedura è partita dopo l’inchiesta penale condotta dalla Guardia di Finanza e dall’ex procuratore aggiunto Carbone

TARANTO - Multe fino a 60mila euro per 14 società dell'indotto navale di Taranto che ritenute colpevoli dall'Antitrust di aver costituito un “cartello” per spartirsi gli appalti dell'Arsenale. La sentenza dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato è giunta alcune settimane fa e ha coinvolto le imprese coinvolte nell'inchiesta penale condotta dalla Guardia di finanza e coordinata dal pm Maurizio Carbone, ex procuratore aggiunto e oggi in servizio al Csm, il Consiglio Superiore della Magistratura.

Secondo l'Antitrust, è stato accertato che le imprese hanno dato vita a «un’intesa segreta che si sostanzia in un cartello orizzontale avente ad oggetto il condizionamento di una serie di procedure di gara pubbliche» come quelle per l’ammodernamento di nave San Marco, nave Saturno e nave Tremiti. Per l'Autorità «si tratta di una condotta considerata tra le violazioni più gravi della normativa antitrust in quanto, per sua stessa connotazione, risulta idonea e destinata ad alterare, in caso di aggiudicazione delle procedure di gara pubbliche per tutta la durata dell’affidamento, il normale gioco della concorrenza».

La vicenda è partita proprio dall'inchiesta della procura ionica che il 24 febbraio 2022 ha chiesto cinque condanne e sette rinvii a giudizio: la pena maggiore a 6 anni di carcere è stata avanzata per il Tenente di vascello, Antonio Di Molfetta, ufficiale addetto al «Servizio Efficienza Navi» che per l’affidamento di commesse a diversi imprenditori avrebbe ottenuto in cambio «varie utilità» per la sua nuova abitazione: dai lavori edili e mobili come una madia, una libreria oppure la creazione di una cabina armadio e anche una cucina da 10mila euro. Il pm Carbone, al termine della sua requisitoria nell’aula bunker della corte d’appello, ha chiesto inoltre la condanna a 4 anni e 2 mesi per l’imprenditore Daniele Guardascione e il dipendente civile Federico Porraro, quest’ultimo accusato di aver fornito al cartello i bandi di gara prima della loro pubblicazione ricevendo in cambio una tangente da 700 euro.

L’accusa infine ha chiesto la condanna a 2 anni con sospensione della pena per Giovanni Pletto e Giuseppe De Monte. Infine il magistrato inquirente ha rinnovato la richiesta di rinvio a giudizio per gli imputati che hanno scelto il rito ordinario: si tratta degli imprenditori Armando Di Comite, Angelo Raffaele Ruggiero, Alessandro Di Persio, Fabio Greco, Nicola Pletto, Giona Guardascione, Giacinto Pernisco, Pierpaolo Iaia e Antonio Sottile. Dopo l'accusa ha preso la parola il collegio difensivo e nelle prossime udienze il giudice si ritirerà in camera di consiglio per emettere il verdetto.

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