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Agguato di fuoco a Paolo VI a Taranto: l’inchiesta ora si allarga

Nuovi accertamenti: i poliziotti hanno sequestrato una pistola che potrebbe essere stata quella utilizzata nell’azione di maggio scorso

TARANTO - La comparazione delle impronte digitali per comprendere se vi sia un collegamento tra una sparatoria e un arsenale di armi sequestrato dai poliziotti. È quanto ha disposto la procura di Taranto che continua a indagare sul ferimento a colpi di pistola di Salvatore Albano, tarantino di 48 anni avvenuto il 9 maggio scorso al quartiere Paolo VI.

Il pubblico ministero che coordina l'inchiesta dei poliziotti ha infatti disposto l'accertamento tecnico irripetibile nei confronti di Rino Solfrizzi, 53 anni tarantino: il magistrato ha disposto l'esecuzione di approfondimenti per “accertare numero di matricola dell'arma” che i poliziotti gli hanno sequestrato insieme a un quantitativo di droga, ma non solo. Gli esperti dovranno soprattutto estrapolare eventuali impronte digitali o tracce biologiche e profili genetici di Dna per la successiva comparazione con quelle riferibili a Solfrizzi oppure con altre già presenti nella banca dati nazionale. E soprattutto, i tecnici della Polizia dovranno accertare se dall'arma ritrovata dagli agenti sono già stati esplosi colpi registrati nelle banche dati e in particolare i proiettili collegati ai bossoli rinvenuti e sequestrati sul luogo del ferimento di Albano. Insomma per la procura non è escluso che sia stata quella ritrovata dagli investigatori l'arma usata per l'agguato di maggio.

Quel giorno fu un colpo sparato frontalmente, a distanza ravvicinata a raggiungere il 48enne. Un’azione fulminea per punire uno sgarro maturato probabilmente per futili contrasti nel mondo degli stupefacenti. Una sorta di avvertimento per Albano che aveva già alle spalle diversi anni di carcere per reati connessi allo spaccio di droga.

L'episodio è avvenuto nella notte tra l’8 e il 9 maggio in via XXV aprile al quartiere Paolo VI. Tra le «case bianche» qualcuno si è avvicinato all’uomo e ha aperto il fuoco: uno solo quello andato a segno, ma i colpi esplosi sono stati di più. L’uomo è stato condotto poco dopo all’ospedale «Moscati» dove i medici hanno allertato il 113: Albano è poi stato trasferito al Santissima Annunziata dove gli è stata ricucita la ferita e, dopo aver svolto una serie di controlli, è stato dimesso nella stessa mattinata. Nel nosocomio sono giunti gli investigatori, ma la vittima non è stata in grado di fornire alcun elementi per risalire al suo sicario. Le attività dei poliziotti però non si sono fermate e sono andate avanti arrivando oggi a un punto che potrebbe rappresentare una prima svolta in grado di offrire nuovo impulso all'inchiesta per risalire ai responsabili.

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