Coinvolti anche minori
Taranto, due condanne per la baby gang del centro città
Il 23 gennaio scorso i «bad boys» aggredirono senza motivo cinque persone in pochi minuti
TARANTO - Sono stati condannati a 4 anni di reclusione i due maggiorenni che, insieme a una baby gang, aggredirono a suon di calci e pugni e senza alcun motivo ben cinque persone nel giro di pochi minuti nella serata del 23 gennaio scorso nel centro di Taranto. Il primo ha 22 anni, il secondo appena 19.
Aggressioni violente, brutali e soprattutto gratuite per le quali il giudice Gianna Martino ha accolto il pieno le richieste del pubblico ministero Marzia Castiglia e emesso il verdetto nei confronti dei due imputati difesi dagli avvocati Massimiliano Scavo e Rosaria Lenti. Furono i racconti delle vittime, due minorenni e tre stranieri picchiati selvaggiamente, a far scattare le ricerche che portò all'identificazione di quattro giovanissimi: i maggiorenni finirono agli arresti domiciliari, i minori, su ordine della magistratura minorile, furono invece trasferiti in un istituto penale di Bari.
La ricostruzione mise in luce che quella violenza non aveva alcuna spiegazione: le vittime erano colpevoli solo di aver incrociato la strada della baby gang.
I primi a finire sotto la gragnola di colpi furono due 17enni: intorno alle 22.30 si trovavano a bordo di un autobus di Kyma Mobilità quando a via Principe Amedeo arrivarono i quattro «bad boys» che li raggiunsero nelle ultime file del mezzo: «che siete i padroni del pullman? Spostatevi che ci dobbiamo sedere noi» tuonarono costringendoli a lasciare i posti, ma mentre raggiungevano quelli liberi furono raggiunti da pugni dietro la testa: «Il tutto – ha raccontato una delle vittime ai poliziotti - avveniva alla presenza di altre due persone che restavano impassibili, anche l’autista non faceva nulla per evitare il pestaggio». Le due vittime riuscirono fortunatamente a prendere l’uscita, ma la gang li inseguì: a salvarli da altri colpi fu un uomo che fermò con l’auto accogliendoli a bordo. Di lì i ragazzini chiamarono il 113 e quando gli agenti arrivarono sul posto, le vittime avevano ancora il viso coperto di sangue.
I «bad boys», invece, proseguirono lungo via Principe Amedeo dove accusarono un filippino di averli filmati: pretesero di vedere il cellulare e al rifiuto si scatenò nuovamente la furia di calci e pugni. Gli ultimi a essere travolti da quell’ondata di violenza gratuita furono due cittadini del Bangladesh: i quattro chiesero i loro portafogli e si scagliarono contro entrambi. Ancora calci, ancora pugni. Per il gip Alessandra Romano che interrogò i due maggiorenni dopo l'arresto, alle «brutali aggressione» non è seguito alcun pentimento: uno dei due è «apparso preoccupato soltanto – scrive il magistrato – delle ripercussioni a suo carico» senza «alcuna considerazione per i danni patiti dalle vittime» mentre l’altro «si è mostrato del tutto indifferente rispetto alle conseguenze delle sue illecite condotte».
Ieri per entrambi è arrivata la sentenza, primo conto da pagare con la giustizia.