I nodi dell'acciaio

Ex Ilva, via libera alla cig ma ai sindacati non basta

Giacomo Rizzo

Sperti (Uilm): solo favori alla multinazionale. Tensione tra i 2.500 lavoratori

TARANTO - Verso il via libera alla procedura di cassa integrazione straordinaria che interesserà fino al 31 dicembre 2023 circa 2500 dipendenti ex Ilva dello stabilimento di Taranto. Nelle ultime ore Acciaierie d’Italia avrebbe ricevuto, secondo fonti sindacali, la comunicazione del Ministero del Lavoro, a cui aveva presentato istanza di accesso alla nuova cassa integrazione sulla base del nuovo decreto legge n. 75/2023 sulla Pubblica amministrazione. È quello che, all’articolo 42, consente alle aziende ritenute strategiche, e con più di 1.000 addetti, di proseguire la cassa sino a fine anno se non sono riuscite a completare la ristrutturazione in corso. Tra queste, c’è l’ex Ilva. Mancando l’ultimo passaggio, la Regione Puglia, a cui AdI si era rivolta prima della pubblicazione del decreto sulla base della legge di Bilancio 2022 (che ha modificato, in tema di ammortizzatori sociali, alcuni articoli del Jobs Act), aveva differito all’11 luglio l’incontro con l’azienda e le organizzazioni sindacali per l’esame congiunto della procedura, che sarà chiusa con il nuovo quadro normativo.

Chiaramente i sindacati contano che la copertura della nuova cassa sia retroattiva a partire dal 19 giugno, giorno in cui è terminata la cassa straordinaria avviata a fine marzo al ministero del Lavoro anche se con un’intesa accettata solo da alcune sigle sindacali (Fim, Fiom e Ugl Metalmeccanici). «Dalle dichiarazioni che aveva rilasciato il Ministro del Lavoro Marina Calderone – dichiara alla Gazzetta il segretario generale della Uilm Taranto Davide Sperti – sembra che la Cigs sia stata concessa per mostrare attaccamento e vicinanza ai lavoratori e alle loro famiglie, in realtà si fanno ricattare da Acciaierie e l’ammortizzatore sociale va in continuità solo in base ad accordi unilaterali sottoscritti nel 2020. Sono favori che fanno alla multinazionale. Noi non abbiamo firmato accordi perché riteniamo non si debba parlare proprio di cassa integrazione. Il governo – aggiunge - decide di non decidere sugli assetti societari, continua con folli finanziamenti diretti (a tal proposito non sappiamo che fine hanno fatto i 680 milioni stanziati) e indiretti con cassa integrazione a pioggia, e poi mancano garanzie sul piano industriale».

Il nuovo Dl all’articolo 42 stabilisce che l’ulteriore cassa integrazione è autorizzata «a domanda, in via eccezionale, in continuità con le tutele già autorizzate» e «per una durata massima di ulteriori quaranta settimane fruibili fino al 31 dicembre 2023, al fine di salvaguardare il livello occupazionale e il patrimonio delle competenze dell’azienda». Sono previste risorse per 46,1 milioni di euro. Per i sindacati «non deve esserci alcun dubbio sul fatto che, per quanto ci riguarda, nel caso in cui il provvedimento non dovesse essere retroattivo, delle giornate lavorative dei dipendenti deve farsi carico interamente l’azienda. Ribadiamo ancora una volta che il Governo deve coinvolgere i rappresentanti dei lavoratori in questa partita complicata e determinante».

Ieri pomeriggio, intanto, le organizzazioni sindacali sono state convocate dall’azienda per affrontare la questione dei buoni welfare. A partire da oggi, i lavoratori riceveranno sul portale aziendale una comunicazione con le indicazioni da seguire per scaricare i buoni: interesseranno 8079 dipendenti ed avranno validità sino al 31 maggio 2024.

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