sviluppo sostenibile
Taranto città di anziani: «Più decessi che nascite»
Cervellera: «Siamo indietro su occupazione femminile e neet»
TARANTO - La popolazione tarantina è sempre più anziana. I numeri non mentono. Ad affermarlo è Stefano Cervellera dell’ufficio statistico del Comune di Taranto, a margine del Festival dello Sviluppo Sostenibile 2023 promosso da Asvis, presso la Camera di commercio ionica guidata dal commissario Gianfranco Chiarelli. «I dati - ha spiegato Cervellera - evidenziano un aumento della mortalità, che arriva a 2500 decessi all’anno, e un abbassamento della natalità che si attesta intorno ai 1300 nati».
Nella città di Taranto, insomma, il saldo tra i nati e i morti è in difetto già da un po’ di anni, ma ultimamente quella forbice sembra allargarsi ancora di più. «Noi - ha aggiunto il rappresentante del Comune - perdiamo una popolazione intorno alle 1200 -1300 abitanti l’anno: un andamento che abbiamo verificato su tutti i comuni». A quanto pare l’unico centro della provincia ad essere rimasto stabile è il comune di Roccaforzata che ha aumentato la popolazione di 1 o 2 unità. «Rispetto agli altri - precisa poi lo statistico - non siamo messi poi così male».
Un calo della natalità che si avvicina al trend nazionale, insomma, ed è uno degli indicatori del Bes - Benessere Equo e Sostenibile, indice multidimensionale che allarga il piano dell'analisi rispetto al sistema valutativo del Pil spostandolo dalla quantità alla qualità. Un metodo in cui gli indicatori non sono solo i beni: dal 2013 l’Istat lo adopera anche per misurare il benessere della comunità italiana su scala nazionale, provinciale e urbana. Asili, natalità e occupazione femminile, sono tutti indicatori correlati fra loro. «Per quanto riguarda il Bes gli indicatori sull’occupazione sono molto precisi a livello regionale - spiega Cervellera - ma a livello provinciale abbiamo delle stime. Sappiamo che siamo molto indietro sull’occupazione femminile e sui neet, coloro che non studiano e non cercano lavoro, e in particolare il lato femminile incide molto di più».
Per Linda Laura Sabbadini, direttrice del Dipartimento per lo sviluppo di metodi e tecnologie per la produzione e diffusione dell’informazione statistica, il Bes «ha l’ambizione di tener conto non solo del benessere economico, ma anche di quello sociale e ambientale: questo set di indicatori ci dà lo spaccato del Paese non solo rispetto allo sviluppo economico, ma anche rispetto alle disuguaglianze che sono di tanti tipi: genere, territoriali, generazionali e relative alla povertà. E il Pil non ne tiene conto».
Le disuguaglianze, secondo Sabatini, possono essere un freno alla crescita del Paese se non vengono risolte. E la stessa emergenza natalità non è che l’effetto di altre emergenze: mancata politica dello sviluppo femminile, della conciliazione dei tempi di vita e della condivisione e della condizione dei giovani. «Oggi ci siamo rivolti in particolar modo alle amministrazioni locali - ha detto Domenico Amalfitano, presidente del centro Lazzati di Taranto - perchè nel governare la città, il principale indicatore diventi la qualità della vità della comunità. Questo è il vero cambio di paradigma».