La vicenda
Taranto, cucciolo ammazzato a sassate: due minori a rischio processo
I due, di 15 e 16 anni, sono accusati di aver agito «senza motivo» e «con crudeltà»
TARANTO - Sono accusati di aver ucciso un cucciolo di cane «senza motivo» e «con crudeltà». Sono tre i minori coinvolti in una presunta brutale violenza contro l’animaletto avvenuta in Comune della provincia di Taranto a marzo dello scorso anno. Due di loro, di 15 e 16 anni, sono finiti sotto accusa della Procura dei minorenni: è stato pubblico ministero Daniela Putignano a notificare l’avviso di conclusione delle indagini contestando il reato di uccisione di animali che prevede una pena fino a due anni di reclusione. Il terzo minore, invece, ha meno di 14 anni e quindi per la legge non è imputabile. L’accusa, gravissima, è di aver provocato la morte del cucciolo «senza necessità e con crudeltà» prendendolo a sassate. Una storia che ha sconvolto la comunità del piccolo comune e su cui ora toccherà ai giudici del tribunale per i minorenni fare piena luce: valutare fino in fondo le eventuali responsabilità dei minorenni che invece si dichiarano completamente estranei ai fatti.
Le indagini condotte dai carabinieri sono partite da una segnalazione fatta dall’Enpa, l’Ente nazionale protezione animali e le attività investigative hanno poi portato all’identificazione dei presunti responsabili. Sarà come detto la magistratura minorile a fare luce sulla vicenda, ma l’episodio sembra un tassello dell’inquietante quadro dipinto dal procuratore dei minorenni di Taranto Pina Montanaro e dal procuratore generale Antonio Maruccia che nella relazione dell’anno giudiziario hanno parlato di una profonda crisi educativa nel tarantino, un’emergenza che spingerebbe i minori verso la delinquenza e poi nelle fila della criminalità organizzata. I reati dei minorenni tarantini, infatti, non solo sono aumentati nel corso dello scorso anno, ma sono commessi spesso per futili motivi, espressione di «frustrazioni, di fallimenti e di opposizione alle regole ed al sistema». I numeri raccontano di una emergenza: «A Taranto – si legge infatti nel documento – si è passati da 204 procedimenti dello scorso anno giudiziario a 256 dell’attuale, vale il dire il 25 percento circa in più». Le cause del disagio sarebbero da ricercare non solo negli effetti della pandemia, ma anche nella crisi socioeconomica della provincia anche a causa delle vicende legate all’ex Ilva. Gli effetti si manifestano azioni connotate «da aggressività, dall’indifferenza e da indiscriminata violenza»: atteggiamenti che una parte dei ragazzi tarantini considerano «assolutamente normali».