La sentenza
Taranto, botte ai bimbi dell’infanzia: maestra condannata a 4 anni
La donna fu arrestata a novembre del 2017 per maltrattamenti
TARANTO - È stata condannata a 4 anni e 8 mesi la maestra di scuola dell’infanzia, in servizio in un istituto di Taranto, che fu arrestata dalla polizia il 23 novembre 2017 per maltrattamenti nei confronti di alcuni alunni all’epoca di età prossima ai tre anni. Nella serata di ieri, è stato il giudice Anna Lucia Zaurito a leggere in aula il verdetto che sostanzialmente conferma la ricostruzione del pubblico ministero Vittoria Petronella: l’accusa aveva chiesto una condanna a 5 anni e 2 mesi di reclusione, ma il difensore, l’avvocato Egidio Albanese, è riuscito a rimediare una pena più leggera.
Il giudice Zaurito ha inoltre disposto che sarà un processo civile a quantificare il risarcimento alle famiglie dei piccoli alunni che si sono costituite parti civili attraverso gli avvocati Leonardo La Porta, Alessandro Scapati, Gianluca Sebastio, Maurizio Besio, Angelo Casa Guglielmo De Feis e Claudio Percolla: la maestra e il Ministero della Pubblica Istruzione, in qualità di responsabile, dovranno intanto versare una provvisionale immediatamente esecutiva di 4mila euro per ciascuna famiglia.
Nella sentenza, inoltre, si legge che la donna è interdetta per cinque anni dai pubblici uffici.
Nel corso delle indagini che portarono all’arresto della donna, le immagini videoregistrate all’interno della classe e l’ascolto audio, in un periodo di circa 40 giorni, hanno consentito - secondo gli investigatori - di accertare «ripetute condotte violente (spinte, schiaffi, strattonamenti, urla) tenute dalla maestra». Elementi che, sempre secondo gli investigatori, denoterebbero «incapacità nel gestire i piccoli alunni durante l’orario scolastico, nonché assenza totale di metodo educativo, mancanze cui la stessa ha tentato di sopperire con aggressività e violenza, sia fisica che psicologica». Nella prossima udienza, la parola passerà all’avvocato Egidio albanese, difensore della donna. Il 25 luglio 2019, in aula, proprio la maestra decise di fornire al tribunale la sua versione dei fatti spiegando di non aver mai alzato le mani sui bambini e provando a dare una nuova lettura delle riprese fatte durante le indagini dai poliziotti. In sostanza la maestra tentò di respingere ogni addebito negando che nelle riprese finite agli atti del processo stesse usando violenza nei confronti dei bambini. Spiegò anche come, poco dopo il suo arresto, fosse diventata bersaglio di aggressioni da parte dei genitori dei piccoli alunni. Poco dopo quell’udienza di luglio, però, davanti al banco dei testimoni arrivò anche uno dei poliziotti che aveva seguito le indagini dichiarando che quella era una delle storie che lo aveva toccato di tutte nella sua lunga carriera. L’investigatore ripercorse l’intera vicenda confermando in aula le accuse mosse dalla procura ed evidenziando come, nel corso delle attività investigative, vi siano stati alcuni momenti che lo avevano particolarmente toccato: in uno degli episodi citati dell’uomo, uno dei piccoli alunni dopo essere stato rimproverato dalla donna era finito con la testa sul muro dell’aula.
A poco più di cinque anni dai fatti e dall’arresto della donna, quindi, è giunta la sentenza di primo grado contro cui, chiaramente, la difesa presenterà appello non appena saranno depositate le motivazioni.