Sanità
Taranto, all'ospedale Moscati una tecnica innovativa per la lotta ai tumori
Una paziente ematologica di 46 anni trattata con le cellule CAR-T
TARANTO - Sorride fiduciosa circondata dai medici che le hanno restituito una speranza, la vita. È stata recentemente dimessa dal reparto di “Ematologia” dell’ospedale “Moscati” la prima paziente che, in Puglia, è stata trattata con metodica CAR-T. «Una cura non ordinaria che consente di risvegliare un vecchio sogno, quello di sconfiggere il tumore grazie al sistema immunitario del paziente stesso». Si esprime così, felice ed emozionato, il dottor Alessandro Maggi, facente funzione pro tempore del reparto che ha eseguito il primo trattamento in Puglia con CAR-T. “Ematologia” può vantare, infatti, di essere l’unico centro accreditato a livello regionale per questa avanzatissima terapia. «La paziente - precisa - è giunta a Taranto dall’ospedale di Bari grazie alla rete ematologica pugliese di cui fanno parte tutti i nosocomi regionali. La sua è una storia a lieto fine, nonostante il suo male fosse risultato resistente alle precedenti terapie convenzionali, quali chemio, radioterapia, solo per menzionarne alcune». «Il “Moscati” - aggiunge il direttore del reparto di Oncologia, Salvatore Pisconti - grazie a questo nuovo trattamento sta assumendo tutte le caratteristiche che lo rendono un polo oncologico di riferimento su scala nazionale. La collaborazione tra i reparti consente di ottenere risultati ragguardevoli sul piano della salute che vanno oltre ogni aspettativa. Ed è così che desideriamo progredire».
La multidisciplinarietà cui il dottor Pisconti fa riferimento, per il caso della prima paziente sottoposta a trattamento con CAR-T, significa stretta collaborazione e sinergia tra i reparti di “Ematologia”, “Oncologia”, ma anche “Neurologia”, “Malattie Infettive” e “Rianimazione” per la gestione delle eventuali complicanze, includendo anche il comparto infermieristico specializzato. «Una squadra - conclude Pisconti - proiettata verso prodigiosi scenari grazie anche al supporto del management aziendale che ha previsto questo trattamento all’interno del piano strategico dell’Asl». «Nella squadra citata da Pisconti - sottolinea Maggi - non posso non ringraziare il prezioso lavoro svolto dalle dottoresse Claudia Ingrosso, Lara Aprile e Stefania Zuzano, i trasfusionisti addetti al prelievo delle cellule e le biologhe del laboratorio». I pazienti che vengono sottoposti alla terapia CAR-T le hanno provate tutte e arrivano fisicamente spossati, ma nutrono una speranza grande, quella di potersi vedere restituita una vita normale lontani da continue visite in ospedale e non solo. Ed è proprio questo il caso della 46enne di Bari che racconta alla Gazzetta le sue traversie, prima di «essere abbracciata dai medici del “Moscati”. Mi hanno sempre incoraggiata a non perdermi d’animo e, quando le parole non bastavano, mi guardavano negli occhi, trasmettendomi tutti la forza di cui avevo bisogno. Non finirò mai di esprimere la mia gratitudine per ciò che hanno fatto per me. Mi hanno insegnato che proprio nella sofferenza emergono i lottatori. Così, io sono rinata». Una testimonianza luminosa di una donna che ha superato una prova immane e adesso può festeggiare il Natale con la sua famiglia, lasciandosi alle spalle, come l’anno che si conclude, questo ricordo doloroso. Il trattamento con CAR-T avviene attraverso il prelievo dei linfociti T del paziente che vengono inviati all’estero, nelle aziende specializzate, perché possa essere applicato il recettore CAR, un sensore che riconosce le cellule tumorali e le annienta. Una metodica all’avanguardia che sfrutta il sistema immunitario della persona colpita, una rivoluzione il cui battesimo di fuoco, per la Puglia, è avvenuto al “Moscati” di Taranto.