LA SENTENZA

«Cupola», 27 condanne contro la mafia di Manduria

Redazione Taranto

Vent'anni di reclusione ai presunti capi del sodalizio criminale. Regge al vaglio del gup l’impianto accusatorio del pm e della squadra mobile

Regge al vaglio del giudice per l’udienza preliminare Marcello Rizzo l’impianto accusatorio del pubblico ministero Milto De Nozza, della Dda di Lecce, titolare dell’inchiesta delegata alla Squadra Mobile di Taranto sulla «Cupola» manduriana.
Ieri il gup ha condannato 32 imputati, tutti giudicati con il rito abbreviato. Secondo le indagini della polizia, gruppi criminali una volta rivali, di recente si erano coalizzati in base a una sorta pax mafiosa sull’asse Manduria-Sava. Gli affari erano decisi e gestiti dalla «cupola» manduriana, una sorta di consiglio di amministrazione composto dai i rappresentanti di quattro diversi gruppi criminali: Walter Modeo, Giovanni Caniglia, Nazarene Malorgio e Elio Palmisano. I primi tre hanno rimediato una condanna a 20 anni di reclusione ciascuno, mentre Palmisano, già presidente del Manduria calcio, se l’è cavata con una pena a 7 anni, 6 mesi e 20 giorni di reclusione.

Il gruppo avrebbe puntato secondo l’accusa a creare un mercato unico della droga, con rifornimenti condivisi e vendite a prezzi imposti, per evitare ogni concorrenza e contrasto. L’uomo che gestiva i traffici e i rapporti con i fornitori in Italia e all’estero era, secondo gli investigatori, Walter Modeo. E sempre lui, insieme al suo braccio destro Gregorio Distratis (condannato a 10 anni e 6 mesi), avrebbe terrorizzato a suon di fucilate contro le abitazioni chi si opponeva al monopolio. Eclatante l’episodio di maggio 2019, quando furono esplosi ben 24 colpi di fucile contro un’intera palazzina. Il clan cercava anche di riciclare i proventi del narcotraffico in attività pulite, come la squadra di calcio dilettantistico del Manduria. Modeo stava anche tentando di inserirsi nel settore dello smaltimento rifiuti con una società. Altro business del clan era nel racket, in particolare nel settore delle sale scommesse, dove veniva imposto il pizzo del dieci per cento sulle giocate e in quello dei servizi funebri, dove si tentava di imporre a tutti la “protezione” per duemila euro al mese.

Ecco le altre condanne: Alessandro Domenico Andrisano, 4 anni; Alessandro Andrisano 9 anni e 10 mesi; Gianluca Attanasio 4 anni, 10 mesi e 20 giorni; Mario Buccolieri 9 anni e 10 mesi; Alessandro Caniglia 8 mesi; Emidio Carella 2 anni, 2 mesi e 20 giorni; Andrea Ridge Carrozzo 4 anni, 2 mesi e 20 giorni; Pierluigi Chionna 8 anni, 2 mesi e 20 giorni; Antonio Cioffi 6 anni e 8 mesi; Valentino Corradino 3 anni e 4 mesi; Francesco De Cagna 1 anno, 1 mese e 10 giorni; Teresa Dimitri 8 anni, 10 mesi e 20 giorni; Maurizio Malandrino 10 anni, 8 mesi e 20 giorni; Raffaele Malandrino 10 anni, 8 mesi e 20 giorni; Vincenzo Mazza 10 mesi e 20 giorni; Fabio Mazzotta 4 anni, 2 mesi e 20 giorni; Gianvito Modeo 9 anni e 2 mesi; Raffaele Pagano 1 anno, 6 mesi e 20 giorni; Antonio Pangallo 8 anni, 10 mesi e 20 giorni; Emanuele Pastorelli 10 mesi e 20 giorni; Angela Maria Pedone 10 anni, 3 mesi e 10 giorni; Giuseppe Policastro un anno e 8 mesi; Dario Portogallo 9 anni e 2 mesi; Maurizio Scialpi 4 anni, 2 mesi e 20 giorni; Pietro Spadavecchia 8 anni, 2 mesi e 20 giorni; Antonio Stano 10 mesi e 20 giorni; Michele Antonio Trombacca 8 anni di reclusione. Assolti Martin Caushaj, Cosimo Iunco e Giuseppe Filardo.

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