L’operazione

Falsi incidenti per avere soldi da assicurazione: 10 misure cautelari a Taranto, coinvolti medici e avvocati. Giro di affari da un milione

Redazione online

Tre arresti domiciliari, un obbligo di presentazione agli uffici della polizia giudiziaria e sei sospensioni della professione per 12 mesi

TARANTO - Medici e avvocati della provincia di Taranto avrebbero falsificato documentazione sanitaria per ottenere indennizzi dalle compagnie assicurative simulando falsi incidenti. Sono sette le compagnie che sarebbero state truffate per un giro di affari illeciti quantificato in circa un milione di euro. Lo ha scoperto la Polizia che nella provincia di Taranto, con l’operazione 'Venere', ha notificato dieci provvedimenti cautelari a carico di altrettante persone, tra medici e avvocati. Nello specifico si tratta di tre arresti domiciliari, un obbligo di presentazione agli uffici di polizia giudiziaria e sei sospensioni dalla professione per 12 mesi. Le accuse sono di associazione a delinquere finalizzata alla simulazione di falsi incidenti stradali. Secondo gli investigatori gli indagati avrebbero creato «una vera e propria rete criminosa con il fine di conseguire l’indennizzo delle compagnie di assicurazioni attraverso la falsificazione, alterazione e costituzione di documentazione sanitaria».

RISARCIMENTI INDEBITI

Venivano documentate con certificati mendaci lesioni inesistenti a seguito di incidenti stradali mai avvenuti per truffare le compagnie assicurative a Taranto. E’ quanto emerge dalle carte dell’inchiesta della Procura che oggi ha portato all’esecuzione di dieci misure cautelari, di cui tre arresti domiciliari, un obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria e sei provvedimenti di sospensione della durata di 12 mesi nei confronti di medici e avvocati della provincia ionica. Oltre a medici, avvocati e al promotore della presunta truffa, è indagato anche un ausiliario giudiziario in servizio in un ufficio del Giudice di pace della provincia. Tra le vittime ci sono inoltre cittadini ignari dell’attività illecita che pure comparivano nei falsi incidenti.
L’indagine è stata condotta dalla Polizia stradale. Gli inquirenti parlano di un’attività particolarmente complessa e articolata che ha consentito di smascherare una presunta associazione per delinquere finalizzata alle truffe ai danni di sette compagnie assicurative. Un fenomeno consolidato, confermato da diverse inchieste analoghe, che si riverbera negativamente sui cittadini perché comporta l’aumento degli importi dei premi assicurativi. Gli indagati, secondo l’accusa, si avvalevano di persone pronte a dichiarare di aver subito lesioni nei finti incidenti stradali e di falsi testimoni che avvaloravano la loro versione dinanzi all’autorità giudiziaria.

DENUNCIATE 96 PERSONE

E’ iniziata nel mese di agosto 2020, a seguito del costante monitoraggio delle banche dati in dotazione alla Polizia giudiziaria, l’indagine della Polizia stradale di Taranto che ha smascherato una presunta associazione per delinquere finalizzata alle truffe ai danni delle compagnie d’assicurazioni realizzata attraverso l’attestazione di falsi incidenti stradali con richieste di risarcimento per circa un milione di euro, con il coinvolgimento di medici e avvocati compiacenti. Oggi sono state eseguite dieci misure cautelari, firmate dal gip del tribunale di Taranto: tre agli arresti domiciliari, un obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria e sei sospensioni dall’attività professionale per la durata di 12 mesi. Denunciate in stato di libertà anche 96 persone coinvolte a vario titolo nei reati di truffa, falsa testimonianza dinanzi all’autorità giudiziaria, falso in atto pubblico.
Secondo l’accusa, sostenuta dal pm Remo Epifani, a capo dell’associazione c'erano due tarantini, di cui uno, dipendente dell’azienda dei trasporti pubblici di Taranto, che gestiva due attività commerciali operanti nel tarantino utilizzate per pianificare le presunte truffe. Gli avvocati coinvolti mettevano a disposizione le proprie conoscenze tecniche-giuridiche necessarie per la liquidazione dei sinistri, procacciando anche falsi testimoni per rendere testimonianze in sede di giudizio civile.

L’inchiesta ha permesso di svelare il ruolo di ciascun indagato che partecipava alle pratiche risarcitorie, tra assicurati, conducenti, passeggeri e proprietari dei veicoli coinvolti nei falsi incidenti. Nel corso delle indagini è emerso, secondo l’ipotesi investigativa, anche il ruolo determinante di due medici, i quali precostituivano certificati di prosecuzione malattia e relazioni medico legali per ricondurre lesioni preesistenti a incidenti mai accaduti, allo scopo di ottenere illeciti profitti ai danni delle compagnie. Certificati medici che, in alcuni casi, i liberi professionisti rilasciavano anche senza la presenza fisica dei protagonisti dei falsi sinistri. Dalle intercettazioni telefoniche è emerso inoltre che gli indagati utilizzavano un linguaggio criptato per cercare di eludere i controlli.

Privacy Policy Cookie Policy