Siderurgia in Puglia
Ex Ilva: il piano industriale al vaglio dei sindacati
Incontro al Ministero del Lavoro sulla procedura di cassa integrazione straordinaria per 3mila dipendenti
TARANTO - Ex Ilva: incontro oggi al Ministero del Lavoro per discutere sulla procedura di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione, della durata di un anno, chiesta da Acciaierie d’Italia per 3mila dipendenti (e autorizzata per un massimo di 4mila), di cui 2500 a Taranto. All'incontro hanno partecipato il coordinatore della task force per i tavoli di crisi, Luca Annibaletti; per il Ministero del Lavoro il segretario generale Andrea Bianchi; per Acciaierie d’Italia l’amministratore delegato, Lucia Morselli; e i segretari nazionali, responsabili della siderurgia di Fim Cisl, Fiom Cgil e Uilm Uil, Valerio D'Alò, Gianni Venturi e Guglielmo Gambardella. Acciaierie D’Italia, secondo fonti sindacali, ha dichiarato che non ci saranno esuberi strutturali e che la richiesta di Cig rientra in un più ampio percorso, di gestione temporanea di sospensioni, legato agli investimenti aziendali. Ecco le reazioni dei sindacati.
FIM CISL «Siamo consapevoli delle difficoltà del momento, ma occorre puntare a un accordo che possa traghettare nel migliore dei modi il transitorio, con una nuova modalità di gestione della cassa integrazione, attraverso una discussione approfondita e con un piano industriale che non lasci indietro nessuno». Così Valerio D’Alò, responsabile Siderurgia della Fim Cisl dopo l’incontro svoltosi oggi al Ministero del Lavoro per discutere sulla procedura di cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione, della durata di un anno, chiesta da Acciaierie d’Italia per 3mila dipendenti (e autorizzata per un massimo di 4mila), di cui 2500 a Taranto. «Serve un senso di responsabilità comune - aggiunge D’Alò - fondato sulla trasparenza e che quanto si andrà a concordare venga osservato. Da parte del Ministero, quindi, ci aspettiamo un ruolo di garanzia. E’ importante riprendere la discussione nel merito, partendo dai vari siti, con le Rsu. Abbiamo ribadito al tavolo che per noi l’accordo del settembre 2018 è sempre valido e non può essere modificato in maniera unilaterale. Dobbiamo dare garanzie - conclude - a tutti coloro orbitano nel perimetro di quell'accordo: i lavoratori di Acciaierie d’Italia, di Ilva in amministrazione straordinaria, dell’appalto e dell’indotto».
UGL «Ad oggi l’azienda continua a non fornire garanzie sufficienti e a non rispettare gli impegni fin qui assunti nel piano industriale, come quello ad esempio di recuperare tutta la forza lavoro. Consapevoli dei grandi sforzi che vanno fatti, chiediamo l’individuazione di un ammortizzatore sociale in grado di sostenere e accompagnare i lavoratori in questo percorso, lungo e di non facile realizzazione». Tanto annota il vicesegretario nazionale con delega alla siderurgia, Daniele Francescangeli, presente col delegato Rsu Alessandro Dipino all’incontro.
«Chiediamo inoltre - aggiunge il rappresentante di Ugl Metalmeccanici - la condivisione dì un piano in cui gli aspetti essenziali a nostro avviso sono il numero reale del personale coinvolto rispetto alla produzione, una rotazione trasparente e l'integrazione salariale. Ribadiamo l’inserimento in questo percorso dei lavoratori di Ilva in As e controllate, riconoscendo loro gli stessi diritti dei lavoratori attualmente in forza ad Acciaierie d’Italia».
UILM «L'incontro odierno non ha fugato le nostre preoccupazioni sulle prospettive occupazionali e industriali dell’ex Ilva. Continuiamo a essere perplessi sulla richiesta di cassa integrazione per il numero di 3mila addetti che, a nostro avviso, sarebbe finalizzata esclusivamente a una riorganizzazione per il ridimensionamento complessivo del gruppo siderurgico, e su questo non siamo d’accordo». Così Guglielmo Gambardella, responsabile Siderurgia della Uilm responsabile Siderurgia della Uilm nazionale dopo l’incontro al Ministero del Lavoro sulla procedura di cassa integrazione straordinaria chiesta da Acciaierie d’Italia. «Con l’accordo del settembre 2018 - continua - furono già dimensionati gli organici a 10.700 addetti, per il raggiungimento del "break even", sulla base di un volume produttivo a 6 milioni di tonnellate senza Afo5 e successivo incremento a 8 milioni con il riavvio di quest'ultimo per il reintegro dei lavoratori in amministrazione straordinaria».
Se l’azienda, sostiene Gambardella, «intende superare la fase congiunturale dovuta all’incremento del costo dell’energia, alle difficoltà finanziarie e al reperimento delle materie prime, occorre trovare altre soluzioni. Se invece l’azienda intende cambiare il piano industriale condiviso in sede ministeriale nel 2018, esca allo scoperto, ne faccia richiesta e si confronti al Mise con i sindacati e il socio Invitalia, in rappresentanza del governo, dichiarando che intende licenziare quasi 5mila lavoratori».
FIOM - «Nel corso dell’incontro al ministero del Lavoro abbiamo ribadito che non si può discutere di cassa integrazione straordinaria senza un confronto sul piano industriale in grado di chiarire le incertezze sugli investimenti, sui volumi, sull'occupazione, compresi i lavoratori in amministrazione straordinaria e sulle missioni produttive dei singoli stabilimenti». Lo dichiara il segretario nazionale Fiom-Cgil e responsabile siderurgia, Gianni Venturi, al termine del tavolo al ministero del Lavoro per l'esame congiunto della procedura di cassa integrazione riguardante 3mila lavoratori.
«E' indispensabile - spiega Venturi - che qualsiasi confronto sugli ammortizzatori sociali contenga in premessa alcuni punti fermi che abbiamo ribadito al tavolo con il governo e l’azienda: l’esclusione di qualsiasi previsione di esuberi strutturali; l’aumento della produzione a 6 milioni di tonnellate di acciaio con gli investimenti necessari e la relativa risalita occupazionale; un protocollo d’intesa per la gestione nei singoli siti con incontri periodici sul numero degli addetti in cassa integrazione, sui profili professionali e sulle rotazioni; la necessità di un’integrazione salariale al trattamento di cassa integrazione».
«Queste condizioni - conclude - vanno costruite attraverso un percorso di confronto serrato nei singoli stabilimenti, a partire già da domani, prevedendo un incontro di ritorno al ministero del Lavoro che si dovrebbe tenere il 24 o il 25 marzo prossimo: sarà quella la sede di una verifica conclusiva».
USB - «Ci attendevamo notizie sui possibili investimenti promessi da Acciaierie d’Italia, ma è stata invece avanzata nuovamente la richiesta di cassa straordinaria per 12 mesi. Una cassa straordinaria che coinvolgerebbe 3.000 dipendenti senza alcuna garanzia di rotazione e di reddito». Così il coordinamento Usb di Taranto dopo l’incontro al Ministero del Lavoro sulla procedura di cassa integrazione straordinaria chiesta da Acciaierie d’Italia. «L'azienda - aggiunge l’organizzazione sindacale - sostiene che non esistono esuberi e che il percorso sarà virtuoso, ma come Usb temiamo che queste promesse ad oggi siano nuovamente difficili da mantenere e comunque deficitarie. Abbiamo infatti contestato i numeri della richiesta, che consideriamo troppo alti, soprattutto se rapportati alla produzione preventivata per il 2022». L’Unione sindacale di base chiede «un taglio drastico del numero delle unità lavorative da porre in cassa e di utilizzare strumenti di sostegno al reddito dei lavoratori, applicando nella cassa straordinaria il riconoscimento dei ratei, un’integrazione al reddito e la rotazione integrale per tutti i lavoratori interessati. Abbiamo inoltre ribadito che la clausola di garanzia per il rientro dei 1700 lavoratori di Ilva in AS, è tuttora valida».