Il caso

Arcelor Mittal, Usb: «Governo attivi accordo programma per Taranto»

Redazione online

«È l'unico strumento per rispondere a richieste dei cittadini»

TARANTO - La sentenza del Tar di Lecce, che dispone entro 60 giorni lo spegnimento degli impianti del sito tarantino di ArcelorMittal, «è la più evidente conferma di quanto USB ha sempre sostenuto in questi ultimi mesi, ovvero che il piano presentato dalla multinazionale e appoggiato dal governo era fantasioso e pesantemente condizionato dall’attuale situazione ambientale. Alla luce di questa sentenza, l’unica strada percorribile è quella dell’accordo di programma». Lo affermano in una nota Sasha Colautti, dell’esecutivo nazionale USB Lavoro Privato e Franco Rizzo, coordinatore USB provinciale di Taranto.
Per l’Usb l’accordo di programma è «l' unico strumento per rispondere con decisione alle legittime richieste dei cittadini, delle istituzioni locali e al loro coinvolgimento, e unica strada su cui si possa determinare un confronto che metta al centro l’occupazione, la salute dei lavoratori e non gli interessi della multinazionale». 

«La battaglia è ancora lunga, ma certo oggi si è inferto un altro durissimo colpo all’arroganza della fabbrica e di chi la sostiene così irresponsabilmente contro ogni evidenza, sanitaria e giuridica. E’ il momento di crederci». Così il movimento «Giustizia per Taranto» dopo la sentenza del Tar di Lecce che impone ad ArcelorMittal il rispetto dell’ordinanza del sindaco di Taranto Rinaldo Melucci sulle emissioni e chiede la chiusura dell’area a caldo entro 60 giorni.
«ArcelorMittal - aggiunge il movimento - non ha perso tempo ad annunciare ricorso presso il Consiglio di Stato, peraltro facilmente prevedibile. Per quanto questa sentenza del Tar sia di grande importanza per Taranto, non potrà, evidentemente, essere considerata l’atto finale dei nostri drammi». Segue però "quella della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo - rammenta Giustizia per Taranto - e precede la fine del più grande processo ambientale della storia d’Italia, prossimo alla sua conclusione, ed inizia ad erodere il potere della fabbrica e i piani di Governo e ArcelorMittal». Il movimento ambientalista osserva che «gli interessi finanziari ed economici che gravitano attorno alla questione ex Ilva sono enormi e c'è da aspettarsi che neppure un’eventuale conferma della sentenza del Tar da parte del Consiglio di Stato li arresterà».
«A quel punto - conclude Giustizia per Taranto - la politica potrebbe intervenire con un ulteriore provvedimento legislativo straordinario, ma sarà sempre più complicato tenere in piedi tutti i pezzi della fabbrica e lì sarà soprattutto il territorio a dover fare la sua parte opponendosi con grande forza». 

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