L'intesa

Mittal Taranto, accordo Invitalia-azienda: slitta la firma all'11 dicembre

Redazione online

Nei prossimi giorni si definiranno i dettagli per l'ingresso di Invitalia al 50% nella Am Investco, per poi prendere la maggioranza dopo il 2022

TARANTO - La firma dell’accordo tra Invitalia e ArcelorMittal sull'ex Ilva slitta di una decina di giorni e dovrebbe arrivare intorno all’11 dicembre. Lo riferiscono fonti sindacali.

Nel pomeriggio dovrebbe arrivare da A.Mittal al Governo una lettera di intenti nella quale si dice intenzionata a restare nel nostro Paese (oggi era la data limite per la sigla dell’accordo). Nei prossimi giorni si definiranno i dettagli per l'ingresso di Invitalia al 50% nella Am Investco, per poi prendere la maggioranza dopo il 2022.

La data - secondo quanto riferiscono fonti sindacali - è stata confermata dal ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli, nell’incontro ancora in corso con i rappresentanti di Fiom-Fim e Uilm sulla situazione dell’ex Ilva. Invitalia entrerà al 50% nella Am Investco, controllata dal colosso ArcelorMittal, per poi prendere la maggioranza dopo il 2022. 

Invitalia entrerà in ArcelorMittal Italia al 50% con l’accordo che dovrebbe essere firmato l’11 dicembre per poi arrivare al 60% nel giugno del 2022. Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Stefano Patuanelli nel corso dell’incontro con i sindacati secondo quanto riferito dal numero uno della Fim, Roberto Benaglia.

Benaglia ha affermato che è necessario, una volta sottoscritto l’accordo tra Invitalia e ArcelorMittal, trovare un accordo con i sindacati che preveda la salvaguardia totale dell’occupazione e la messa in campo di ammortizzatori sociali durante il percorso verso il rientro al lavoro di tutti i lavoratori.

«Il piano - ha spiegato - prevede nel 2025 il rientro di tutti i lavoratori che sono in cassa integrazione (3.000). Ma dobbiamo tenere conto anche dei 1.700 dell’Ilva in amministrazione straordinaria. Cinque anni - ha proseguito - è un tempo lunghissimo e ci vuole certezza di questo rientro. Ed è necessario che anche per i lavoratori di Ilva as ci sia un accordo complessivo. Chiediamo certezza per l’occupazione a ammortizzatori per tutti».

Benaglia ha sottolineato che «è indispensabile» che lo Stato entri nell’acciaio in questo momento di rilancio, Vogliono realizzare - ha concluso - il più grande impianto di acciaio green in Europa. 

USB: PIANO CONTROVERSO - «Non condividiamo il metodo utilizzato per portare avanti la trattativa da un Governo che non ha tenuto minimamente in considerazione né le organizzazioni sindacali, né gli enti locali, generando decisioni che verranno calate sulla testa di una comunità lasciata fuori dal confronto». Lo sottolinea il coordinamento provinciale dell’Usb di Taranto in relazione all’accordo che si va perfezionando tra governo e ArcelorMittal. «Non ci convince - prosegue il sindacato - la produzione che, partendo da 5 milioni di tonnellate subito con 5000 lavoratori impiegati, aumenterebbe di 1 milione di tonnellate e 1000 lavoratori all’anno per arrivare a 8 milioni di tonnellate di acciaio entro il 2025, ed il totale assorbimento della forza lavoro. Arcuri ha descritto un piano che garantirebbe questa produzione con un forno elettrico e impianti dry esterni alla fabbrica, che verranno costruiti e poi gestiti da Invitalia».

Per l’Usb, «si tratta di un piano ricco di contraddizioni e difficilmente realizzabile, del quale non abbiamo ancora il documento. Finora abbiamo parlato di cose descritte oralmente, sulle quali comunque manifestiamo molte riserve, ribadendo le nostre priorità: la tutela dell’ambiente e della salute, la sicurezza sui luoghi di lavoro e la piena occupazione dei dipendenti diretti, dell’appalto e Ilva in AS».
L’unione sindacale di base auspica infine «che nei prossimi passaggi della vicenda venga finalmente messo al centro l'interesse della comunità, piuttosto che quello della multinazionale, e che per la definizione della questione sia coinvolto seriamente il territorio e le sue istanze».

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