Mittal

Taranto, un dissalatore in mar Grande fornirà l'acqua al Siderurgico

Giacomo Rizzo

Accantonato il progetto che avrebbe coinvolto i depuratori Bellavista-Gennarini

Tempi e costi modificano il progetto. La Regione Puglia conferma che non si punterà più all’utilizzo delle acque reflue dei depuratori Bellavista-Gennarini per l’impianto siderurgico di Taranto, ma alla realizzazione di un dissalatore che consentirà comunque di far cessare l’uso industriale delle acque del Tara e del Sinni prelevate dall’ex Ilva e ritenute strategiche per garantire l’approvvigionamento idrico. L’annuncio era stato dato dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio Mario Turco nell’ultima riunione del Cis (Contratto istituzionale di sviluppo). Proprio in quella sede la Regione Puglia e Aqp hanno proposto «soluzioni e modalità più economiche e sostenibili – viene sottolineato - per l'approvvigionamento idrico dell'acciaieria». La rinuncia al progetto originario non ha mancato di suscitare polemiche anche da parte del consigliere regionale del Pd Fabiano Amati e di Legambiente. La Regione Puglia spiega come cambia la politica idrica per Taranto (parlando di «rivoluzione») in tre passaggi: «acqua potabile dai bacini Sinni-Tara, dissalatore per l’ex Ilva, riuso acqua dei depuratori per l’agricoltura».
L’accordo sarà formalizzato con un protocollo d’intesa tra le varie parti. Fino ad ora «le pregiate acque del Sinni-Tara – osserva la Regione Puglia - venivano utilizzate per le industrie siderurgiche dell’ex Ilva, grandi consumatrici di risorsa idrica, mentre i reflui dei depuratori Gennarini-Bellavista finivano in mare». Queste sono, invece, le previsioni del nuovo progetto: «i reflui dei depuratori saranno affinati e utilizzati dagli agricoltori, un nuovo dissalatore in Mar Grande, in prossimità del complesso ex Ilva fornirà alla fabbrica l’acqua necessaria e i cittadini di Taranto e del Salento potranno contare su una maggiore disponibilità di acqua potabile dal Sinni-Tara».

Saranno disponibili «altri mille litri al secondo – si precisa ancora - per uso potabile (acque molto pregiate), 500 litri al secondo per usi agricoli dai depuratori e mille litri al secondo di acque aggiuntivi dal dissalatore».
A seguito dell'approfondimento compiuto dall'Ufficio Risorse idriche della Regione Puglia, insieme ad Asset (Agenzia strategica regionale per lo sviluppo ecosostenibile del territorio) e Acquedotto Pugliese, è stato verificato che «per portare fino all'acciaieria le acque dei due depuratori – si evidenzia in una nota - sarebbe necessario adeguare e completare un grosso collettore di collegamento fra i due depuratori (in gran parte costituito da una condotta sottomarina) più un ulteriore condotta, con relativi impianti di sollevamento, per addurre le acque fino all'acciaieria. Questo intervento, quantificato in circa 23 milioni di euro, è un onere rilevante ed esclusivamente destinato alle esigenze dell'acciaieria».

Inoltre, per le «complessità esecutive e le prescrizioni ambientali sono stati calcolati tempi di esecuzione di circa 10 anni. All’investimento si aggiungerebbero le risorse necessarie a sostenere il potenziamento dei due depuratori pari oltre 52 milioni di euro. Quindi si è deciso di cambiare strada, prevedendo la costruzione di un dissalatore, la cui realizzazione del dissalatore è stimata in circa 4 anni, il riutilizzo dei reflui dei depuratori e uso potabile delle fonti Sinni-Tara».
La Regione Puglia, con il supporto tecnico di Asset e di Aqp, e in collaborazione con i tecnici di Arcelor Mittal ha già avviato uno studio di fattibilità tecnico economico sulla base del quale saranno assunti impegni economici e temporali nell'ambito del Cis Taranto.

Dal punto di vista tecnico-economico, secondo la Regione Puglia, si otterrebbe una serie di vantaggi. Innanzitutto «risparmiare oltre 20 milioni di euro per la costruzione di condotte sottomarine e altri collegamenti (che non avrebbero altre finalità se non quelle di portare le acque reflue all'acciaieria)». L’operazione consentirebbe di «destinare queste risorse per incrementare il bilancio idrico grazie alla realizzazione del dissalatore marino che produrrebbe ulteriori 1.000 litri/secondo riducendo notevolmente anche i costi di adduzione verso l'acciaieria» e di «ridurre sensibilmente i tempi di realizzazione degli investimenti».
Inoltre, con il progetto si potrebbe «compensare parte dei costi gestionali del dissalatore con i minori costi di trattamento e di trasferimento delle acque dai depuratori fino al complesso industriale». E non da ultimo si evidenzia la «riduzione dell’impatto ambientale derivante dalla mancata costruzione di una nuova condotta sottomarina» e la «forte ottimizzazione dei consumi idrici».

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