il caso
Taranto, imprenditore truffa la Regione: Avvocatura gli fa sequestrare casa
Un 46enne a processo perché accusato di aver indebitamente percepito denaro pubblico. Il tribunale: sta tentando di non restituire i soldi
BARI - Stavolta non ci si accontenta più di qualche spicciolo. I soldi, fondi europei che non sarebbero stati utilizzati correttamente, verranno recuperati anche aggredendo l’abitazione di chi li ha ottenuti con il trucco. Per la prima volta la Regione alza il tiro, e ricorre alla giustizia penale per mettere le mani sui beni di un imprenditore.
La sezione feriale del Tribunale di Taranto (presidente Todisco, relatore Panico) alcuni giorni fa ha concesso alla Regione (con l’avvocato Francesco Zizzari) il sequestro conservativo dei beni di un 46enne, già a processo per truffa aggravata, malversazione e false comunicazioni sociali. L’imprenditore, titolare di uno stabilimento per la lavorazione dei prodotti ittici, nel 2011 aveva ottenuto dalla Regione un finanziamento di circa 700mila euro per la realizzazione di una linea di trasformazione e, nel 2012, altri 200mila euro per l’ammodernamento di un porticciolo nel quartiere San Vito. Ma a seguito di un’indagine della Finanza era emerso che per il primo finanziamento aveva presentato una fideiussione di una assicurazione ungherese sospesa e poi messa in liquidazione, mentre per il secondo aveva ottenuto un anticipo pari alla metà del finanziamento senza effettuare i lavori previsti.
A fine luglio la Regione, costituita parte civile per l’erogazione indebita dei fondi europei (l’imprenditore deve restituire alle casse pubbliche circa 150mila euro), si è rivolta al Tribunale segnalando che l’uomo ha donato alla moglie l’appartamento di sua proprietà su cui peraltro anche una banca ha chiesto la revocatoria. E facendo notare che il procedimento ordinario in questi casi, il pignoramento sui beni della società beneficiaria del finanziamento, era servito a recuperare la bellezza di 990 euro (il ricavato dalla vendita di un furgone): tempo e denaro sprecato. E dunque il Tribunale ha autorizzato non solo il sequestro conservativo del 100% delle quote della società, ma anche quello dell’appartamento che l’imprenditore ha cercato di sottrarre ai creditori «peraltro - è detto nel provvedimento - in data successiva all’emissione del decreto che dispone il giudizio»: una condotta che è «chiara espressione della volontà di sottrarre il bene al possibile futuro adempimento di obbligazioni civili».
La Regione dovrà ora attivarsi per l’esecuzione materiale del sequestro, che - per una volta - servirà a garantire le casse pubbliche. Sono centinaia ogni anno i finanziamenti - a valere sui fondi europei ma anche su quelli ordinari - che vengono revocati per irregolarità di vario genere. La garanzia dovrebbe essere la polizza fideiussoria che, però, in molti casi si rivela farlocca. Spesso dunque l’amministrazione pubblica resta con il cerino in mano, soprattutto se chi ha ottenuto i soldi è stato abbastanza scaltro da far sparire i beni. Ma l’Avvocatura della Regione stavolta ha giocato di anticipo, facendo ciò che normalmente fanno i giudici della Corte dei conti: è un segnale importante nei confronti di chi scambia i fondi pubblici con il bancomat dei furbetti.