il siderurgico

ArcelorMittal, in «cassa» altri mille lavoratori: molti lo scoprono dal badge disattivato

Giacomo Rizzo

I sindacati contestano la modalità con cui è stato annunciato il provvedimento

TARANTO - Altri mille lavoratori del Siderurgico di Taranto in cassa integrazione ordinaria. C’è chi lo ha appreso all’ultimo momento, scoprendo ieri mattina in fabbrica che il proprio badge era stato disattivato. I sindacati contestano le modalità con cui è stato annunciato il provvedimento, senza alcun confronto con le sigle metalmeccaniche, e le conseguenze: sia per la tenuta del reddito degli operai che per l’operatività dello stabilimento e i rischi connessi alla mancanza di manutenzioni per gli impianti. Una delegazione di Rsu e Rls della Uilm ieri si è autoconvocata al secondo piano della direzione per evidenziare «la gravità del fatto che a molti lavoratori sia stato inibito l'accesso all'interno dello stabilimento senza aver ricevuto alcuna comunicazione. Al responsabile del personale - riferiscono i rappresentanti sindacali alla Gazzetta - abbiamo ribadito che le variazioni rispetto all'attuale assetto di marcia vanno comunicate nei tempi previsti dalla legge e non attraverso il portale myarcelormittal in tarda serata. Abbiamo chiesto inoltre l'applicazione di una rotazione equa e di non accedere allo straordinario in presenza di cassa. Questa volta siamo saliti noi delegati, la prossima saremo insieme a tutti i lavoratori».

L'ulteriore ricorso agli ammortizzatori sociali per l'assessore regionale allo Sviluppo Economico, Mino Borraccino, rappresenta «un grave e inaccettabile atto di arroganza e protervia dell'azienda che continua a calpestare la dignità di questo territorio e quella dei lavoratori. Di fatto ora stabilimento andrà avanti con soli 2 mila addetti (su una forza di 8200 dipendenti, ndr). Sono ore di sgomento ed incredulità. C’è quasi uno stato di smobilitazione». Intanto, i deputati di Forza Italia sono in pressing sul ministro dello Sviluppo economico Stefano Patuanelli affinchè riferisca in Aula e il consigliere regionale Gianni Liviano ha chiesto al presidente della IV commissione, Donato Pentassuglia, di convocare in audizione l'Ad di ArcelorMittal Italia, Lucia Morselli, nonché le organizzazioni sindacali e datoriali e il presidente della Camera di commercio di Taranto, per fare il punto sulla vertenza. «ArcelorMittal – sostiene - non può continuare a giocare con il territorio e deve fare chiarezza sui suoi comportamenti e sulle sue decisioni».

«In fabbrica – commentano il leader della Fim Cisl Marco Bentivogli e il segretario nazionale Valerio D’Alò - il clima si sta facendo rovente. La pazienza dei lavoratori è terminata. L’azienda, contrariamente alle comunicazioni date negli ultimi giorni ai rappresentanti sindacali, ha deciso unilateralmente di cambiare programma fermando impianti e allargando la platea dei cassintegrati».

La multinazionale, attacca Francesco Brigati della Fiom Cgil, «in maniera del tutto piratesca e provocatoria, sta inviando, attraverso il proprio portale digitale, le lettere di collocazione in cassa integrazione con causale Covid-19 per ulteriori circa 1000 lavoratori. Tale scelta avviene senza il coinvolgimento del sindacato nonostante ci sia stato, poche ore prima, un incontro tra organizzazioni sindacali e multinazionale per comunicare la fermata di alcuni impianti dell’area a freddo».

Durissimo il commento del coordinatore provinciale dell’Usb, Francesco Rizzo. «Questa azienda - chiosa il sindacalista - continua a dettare legge, non rispetta il territorio e secondo noi non ha alcuna intenzione di onorare gli impegni presi con le istituzioni. Alla luce di tutto ciò, chiediamo al governo un incontro urgentissimo. Via da Taranto la Morselli e Mittal».

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