Il caso
Taranto, operaio dell'Arsenale morì per colpa dell'amianto: risarcimento agli eredi
Contramianto, riconosciuto danno biologico e morale
TARANTO - «Il Tribunale Amministrativo Regionale di Lecce - Seconda sezione nei giorni scorsi ha condannato il Ministero della Difesa al pagamento di quasi duecentomila euro tra spese giudiziarie e risarcimento, interessi e rivalutazione monetaria, agli eredi di un operaio elettronico, radiomontatore ed elettricista dell’Arsenale di Taranto, che ha lavorato per 40 anni in Officine e Navi militari, morto nel 2004 a causa di un mesotelioma, il tumore provocato con certezza dal contatto con l’amianto». Lo riferisce Luciano Carleo, presidente di Contramianto, la onlus che ha assistito l’azione giudiziaria portata avanti dai familiari del lavoratore, che aveva già ottenuto la malattia professionale Inail e l’accesso al Fondo Vittime Amianto.
«Il Tribunale amministrativo - spiega Carleo - ora ha riconosciuto il danno non patrimoniale subito, danno biologico e morale. Il giudizio ha accertato la responsabilità del datore di lavoro ai sensi del combinato disposto degli articoli 2087 (tutela delle condizioni di lavoro) e 1218 (Responsabilità del debitore) del codice civile». Nella sentenza, afferma il presidente di Contramianto, "emerge che al lavoratore deceduto non risultavano forniti i Dpi (Dispositivi di protezione), le maschere per la difesa dalle polveri di amianto, nè risulta che il datore di lavoro abbia adottato strumenti idonei ad eliminare le fibre di amianto»