Il punto
Caso Manduria, Urla disperate e inascoltate attendono una risposta
«Polizia» «Carabinieri». Quelle urla, quelle richieste di aiuto del povero Antonio Stano, il pensionato di Manduria morto dopo 18 giorni di ricovero
«Polizia» «Carabinieri». Quelle urla, quelle richieste di aiuto del povero Antonio Stano, il pensionato di Manduria morto dopo 18 giorni di ricovero nell’ospedale di Manduria e anni di angherie e sopraffazioni, devono far riflettere tutti. Tre ragazzini, vestiti di tutto punto – nel video diffuso ieri dalla questura di Taranto si vede il più scalmanato calzare le ricercatissime e costose Yeezy e indossare l’immancabile Woolrich – a turno si accaniscono contro Stano, lo picchiano per strada e lui urla, grida, cerca aiuto, chiamando ad alta voce, appunto «Polizia» «Carabinieri». Nel racconto «La nuit» Eliezer Wiesel, scrittore rumeno naturalizzato statunitense di cultura ebraica e di lingua francese, sopravvissuto ai lager nazisti di Auschwitz e di Buchenwald, ricorda chi, davanti ad una forca alla quale era stato appeso perfino un bambino domandava: «Dov’è dunque Dio?» e una voce che gli rispondeva: «Dov’è? Eccolo: è appeso lì, a quella forca».
Dov’erano la polizia, i carabinieri e soprattutto i vicini di Stano quando urlava aiuto, quando dinanzi alla sua abitazione andava in scena uno spettacolo indegno di una società civile, di una comunità che vuole ancora definirsi e sentirsi tale?
Il procuratore capo Carlo Maria Capristo ieri, a latere della conferenza stampa tenuta in Questura, ha spiegato che le indagini non si fermeranno agli otto fermi eseguiti dalla polizia ma proseguiranno per fare luce sui troppi silenzi che ancora avvolgono questa storia, simile a tante altre di paese, dove tutti sanno e nessuno dice.
È vero, lo spettacolo osceno dei video delle scorribande dei minorenni mandato in onda e online ovunque, aggiunge alla morte di Stano una agiografia delle baby gang della quale non si sentiva il bisogno e che infrange regole deontologiche, penali e morali ormai buone solo per qualche convegno o per qualche sermone ma quel video in cui Antonio Stano chiede aiuto allo Stato, alle forze dell’ordine, a qualcuno con l’autorità necessaria per fermare tutto ciò, rappresenta in maniera eloquente una storia che per troppo tempo è andata avanti ed è stata tollerata, forse persino sopportata da chi non riusciva a dormire per quelle urla, per quegli appelli secchi, senza uno straccio di risposta.
L’invocazione continua di «Polizia» «Carabinieri» resterà a lungo nella testa di chi non ha mai sentito parlare, né tantomeno conosceva il povero pensionato dell’Arsenale Militare di Taranto, e ha avuto la possibilità di conoscerlo così, indifeso, inerme, aggredito da tre ragazzini pronti a tutto, a picchiarlo e ridere subito dopo, di smartphone muniti, per immortalare gesta che ora li hanno condotti agli arresti.
Non saranno i fermi di ieri a riportare in vita Antonio Stano, né possono bastare le manette a risolvere problemi che vanno oltre la fase prettamente repressiva, affidata alla magistratura, ma che richiedono uno sforzo di prevenzione che nel caso di Manduria pare non esserci proprio stato. Quando un cittadino inerme, impaurito, ferito, urla «Polizia» «Carabinieri» ci piacerebbe che avesse una risposta, immediata e ferma. E non a esequie avvenute.