La sentenza
Taranto, massacrò ragazzo per una telefonata: condannato a 3 anni
Un 23enne accusato di aver frattura naso e mandibola a un giovane reo di aver chiamato la cugina e la fidanzata
Si è concluso con la condanna a 3 anni di reclusione il processo con rito abbreviato scaturito dal violento pestaggio avvenuto a Taranto il primo maggio dello scorso anno. La condanna a tre anni di reclusione, in virtù dello sconto di un terzo della pena previsto dal rito alternativo, è stata pronunciata dal giudice Paola Incalza nei confronti del tarantino Alessio Campicello, 23 anni. Per lui il pubblico ministero Enrico Bruschi aveva chiesto una condanna a cinque anni di reclusione per lesioni personali gravi.
Secondo l’accusa, in concorso con un minore, Campicello massacrò di botte un suo coetaneo, reo, secondo l’aggressore, di aver contattato telefonicamente la cugina e la fidanzata. Stando al capo d’accusa, Campicello sferrò una micidiale serie di pugni al volto della vittima, frantumando le ossa del naso e della mandibola, causandogli ferite giudicate guaribili in 45 giorni. Sul giovane ferito a terra, avrebbe poi infierito un minorenne con un pugno e un calcio.
L’imputato era difeso dall’avvocato Lucia Serio. La vittima si è costituita parte civile con l’avvocato Loredana Percolla che ha ottenuto per il suo assistito una provvisionale immediatamente esecutiva di 14mila euro.
Nella vicenda risulta coinvolto anche un minore, arrestato nell’immediatezza dei fatti e nelle prossime settimane atteso dal processo dopo il «no» alla messa alla prova.