il caso
Taranto calcio, i tifosi: «Esclusi dal campionato di serie C? Ma è una liberazione»
«Calpestata la dignità di un’intera città» L’esclusione del Taranto non è stata una sorpresa, i sostenitori erano già preparati al triste epilogo
L’esclusione del Taranto dal campionato è stata accolta dai tifosi come una liberazione. Nessuna sorpresa, i sostenitori, dai più giovani ai veterani, erano già preparati al triste epilogo dopo un’agonia di alcuni mesi impossibile da dimenticare. Anzi, in tanti invocavano il provvedimento definitivo del Tribunale Federale, stanchi di subire sconfitte e mortificazioni in campo e fuori. La trattativa con Apex, poi naufragata, aveva in qualche modo ridato un pizzico di fiducia alla tifoseria ma, persa quella speranza, si era intuito che il Taranto non avrebbe avuto scampo, complice una gestione societaria scellerata che ha trasformato l’ultima stagione in quella dell’orrore e della vergogna. Dopo l’uscita di scena del Taranto (potrebbe ripartire in sovrannumero dall’Eccellenza), la Gazzetta ha tastato il polso a qualche tifoso, raccogliendo lo sfogo di chi si sente tradito da una società che si è ostinata a fare calcio senza averne più le capacità economiche, anziché mollare all’indomani della sconfitta playoff di Vicenza. Ora si guarda avanti, al Taranto che verrà, con l’auspicio che finisca in mani sicure.
«Sapevamo bene che sarebbe andata così - dice alla Gazzetta il dottor Pino Merico, tra gli abbonati storici del Taranto-. Il disastro era stato già confezionato ma si è consentito a un rappresentante della società di prendere ancora in giro la tifoseria affermando che i contributi erano stati versati. In questi mesi, è stata calpestata la dignità di un’intera città, adesso bisogna ripartire da zero ma facendo le scelte giuste. Il commissario o il nuovo sindaco dovranno affidare il Taranto a un imprenditore con le spalle larghe, che assicuri certezze, perché siamo la seconda città più grande della Puglia, in grado di esprimere un potenziale incredibile in termini di tifo. Ripartire dall’Eccellenza è un’offesa, ma probabilmente la squadra di calcio, al momento, rispecchia le condizioni della città». Tanta delusione anche nelle parole del noto commerciante Claudio Andriani, tifosissimo dei rossoblù e già presidente della Fondazione Taras.
«È la cronaca di una morte annunciata. Non siamo stati colti certo impreparati e quindi il distacco dal professionismo è stato meno doloroso - spiega -. Evito di commentare ciò che è accaduto, mi vengono i brividi; piuttosto bisogna pensare ad assegnare il Taranto a chi ha la forza per portare avanti un progetto importante anche in chiave settore giovanile e con uno stadio a dimensione di famiglie e bambini. La scelta dovrà ricadere su un imprenditore che soddisfi diverse esigenze e che metta tutto nero su bianco. Farò l’abbonamento e lo sponsor anche in Eccellenza ma i tifosi devono essere messi in condizione di tornare ad amare il loro Taranto». Anche la farmacista Raffaella Quaranta, assidua frequentatrice della tribuna, ha la morte nel cuore. «Ci auguravamo tutti che arrivasse presto il giorno dell’esclusione per chiudere il più brutto capitolo della storia del calcio tarantino - commenta -. L’obiettivo era liberarsi di questa dirigenza; a nessuno dev’essere permesso di scherzare con la squadra della città. La ripartenza non è mai semplice, ma occorre costruire delle fondamenta solide puntando soprattutto sul vivaio. Necessaria una pianificazione di almeno cinque anni con persone competenti per evitare che si ripetano simili umiliazioni».