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Munch e le emozioni violente: nell’urlo più famoso del mondo l’angoscia di una vita complicata

Alessandro Salvatore

Famoso nel mondo per il suo dipinto divenuto simbolo dell’angoscia universale, Edvard Munch è il pittore delle emozioni, che ha saputo esprimere con una potenza ineguagliabile

«L’urlo» di Munch è l’«urlo» di tutti noi. Famoso nel mondo per il suo dipinto divenuto simbolo dell’angoscia universale, Edvard Munch è il pittore delle emozioni, che ha saputo esprimere con una potenza ineguagliabile. Un personaggio e un’opera protagonisti del documentario «Edvard Munch, un grido nella natura», in onda mercoledì 15 maggio alle 19.30 su Rai 5.

L’opera cerca di rispondere a queste domande: 120 milioni di dollari, tale è la cifra record alla quale Sotheby’s batté, nel 2012, una delle versioni de «L’urlo». Ma come si è giunti a una tale notorietà e valutazione dell’artista? Chi era davvero Munch? E che cosa rappresenta il suo quadro più famoso?

Il pittore norvegese che dall’Ottocento sconfina nel Novecento, attinge, come nessuno ai suoi tempi, dalla propria esistenza per inventare una pittura assolutamente soggettiva, tanto che è difficile comprendere il suo lavoro senza fare riferimento ad alcuni elementi significativi della sua vita: la sua infanzia segnata dalla morte e la sua salute fragile, i suoi difficili rapporti amorosi.

Nel corso della sua lunga carriera artistica ha cercato di esprimere ossessivamente le sue emozioni più violente, soprattutto di fronte alla morte e all’amore. Gli capita, poi, di richiamare elementi tratti dalla natura per esaltarli: il colore di un sole al tramonto, la linea ondulata di un bordo di spiaggia. Niente di più normale per questo norvegese che vive e si allena alla pittura in una sontuosa cornice di mare, montagna e foreste, mentre la natura è un elemento fondamentale dell’identità nazionale, che finisce di svelare i sentimenti.

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