Il successo
La serie Per Elisa, parla Gianmarco Saurino: «Una grande amicizia con Gildo Claps»
Martedì episodi finali della serie girata a Potenza. L’attore foggiano interpreta il fratello della giovanissima Elisa assassinata 30 anni fa
È impossibile dimenticare la scomparsa di una figlia, di una sorella, di un’amica. È terribile scoprire dopo quasi diciassette anni che il corpo di una ragazza sedicenne, Elisa Claps, si trovava nel sottotetto della chiesa della Santissima Trinità dove era stata vista viva per l’ultima volta, a Potenza. A trent’anni dalla sua scomparsa, la miniserie Per Elisa - Il caso Claps, diretta da Marco Pontecorvo, ripercorre la vicenda della giovane studentessa potentina uccisa da Danilo Restivo, uno dei casi di cronaca più controversi degli ultimi decenni. Tre serate per sei episodi su Raiuno. Le prime due puntate sono state seguite da milioni di telespettatori. Martedì prossimo 7 novembre, alle 21.25, gli ultimi episodi.
Protagonista della serie, prodotta da Fastfilm Srl e Cosmopolitan Pictures Limited in collaborazione con Rai Fiction e ITV Studios, è l’attore foggiano Gianmarco Saurino (trentenne), che abbiamo apprezzato già in fiction di grande successo come Doc e Che Dio ci aiuti e che presto vedremo su Netflix in La legge di Lidia Poët.
Saurino interpreta Gildo Claps, il fratello di Elisa che ha dedicato la sua vita, insieme alla famiglia e soprattutto alla combattiva mamma Filomena alla ricerca della verità sulla scomparsa e la morte della ragazza.
Saurino, il ruolo di Gildo Claps è molto diverso da quelli in cui l’abbiamo vista sinora. Un bella sfida per lei?
«È sicuramente il progetto più importante che io abbia fatto, non solo perché è la mia prima serie da protagonista, ma anche per l’importanza che ha questo progetto dal punto di vista sociale e di rispetto nei confronti della famiglia Claps. Sin dall’inizio ho sentito l’enorme senso di responsabilità nei loro confronti e addentrandomi sempre più nella storia, ho trovato la carica per dare il meglio e spero che questo si veda. Tutto il cast ha sentito il peso di questa responsabilità e nessuno si è risparmiato nel mettere in scena il proprio talento e il proprio cuore».
Com’è il suo rapporto con il fratello di Elisa?
«Tra me e Gildo è nata un’amicizia stupenda. Ci sentiamo quotidianamente. Durante i mesi di riprese però non ho mai voluto che Gildo pensasse che lo stessi studiando. Non mi andava neanche di ricordargli particolari, scene. Non gli ho mai raccontato quello che avremmo girato il giorno dopo. Stavamo mettendo in scena la sua vita, anni molto dolorosi. Conoscendolo fuori dalla vicenda sono riuscito a capire meglio chi è Gildo Claps e questo mi ha aiutato nella mia personalissima versione di Gildo. La mia non è un’imitazione. È un orgoglio incredibile essergli amico perché Gildo è uno degli esempi migliori di uomini che abbia mai conosciuto, una persona alla quale ispirarsi».
Qual è stato il momento più duro delle riprese?
«È stato tutto molto faticoso. Avendo compresso diciassette anni di storia in sei episodi e tutto sempre alla massima potenza, sono tutte scene madri. La scena più complessa emotivamente è stata quella del ritrovamento di Elisa nell’ultimo episodio. Non si trattava soltanto di mettere in scena il dolore ma anche la fine di una speranza. Quella scena la porto dentro come una grande cicatrice».
Come siete stati accolti dagli abitanti di Potenza durante le riprese?
«Fare di tutta l’erba un fascio sia di trent’anni fa che di oggi è riduttivo. È ovvio che della vicenda fanno parte dei personaggi di Potenza, è ovvio che la città come parte di questo paese intero ha abbandonato la famiglia Claps durante gli anni. Quando siamo arrivati, mi è sempre sembrato che il clima fosse positivo. C’erano voci di quelli che dicevano “Ancora si parla di Elisa! Questa città non ne può più! Perché si continua a dare un’immagine negativa di questo posto?”, ma generalmente credo ci sia la voglia di stare vicino ai Claps, e anche un po’ di redimersi dall’essere stati per vari anni un po’ sordi alle richieste d’aiuto della famiglia. I tanti progetti a trent’anni dalla scomparsa di Elisa forse stanno facendo risvegliare le coscienze non solo dei lucani ma di tutti gli italiani».