Nel Salento
Alla Notte della Taranta di Melpignano la forza e i canti delle donne
Fiorella Mannoia, nel ruolo di maestro concertatore, ha deciso di coinvolgere le voci dell’orchestra Consuelo Alfieri, Alessandra Caiulo, Stefania Morciano, Enza Pagliara
Dalla Taranta elettronica di Dardust a quella femminile di Fiorella Mannoia. Mancano ormai pochi giorni al concertone che sabato prossimo a Melpignano costituirà il clou della Notte della Taranta, il cui festival itinerante riempie ormai da giorni le serate del Salento.
La curiosità artistica è elevata, frutto di una scelta – quella di affidare a Fiorella Mannoia il ruolo di maestro concertatore – che conferma la capacità della Notte della Taranta di farsi concava e convessa, sempre e comunque inclusiva, diversa ma ugualmente capace di svolgere l’attività di divulgazione e di contaminazione che le è propria.
Mannoia nelle interviste sin qui rilasciate ha annunciato di voler coinvolgere le voci femminili dell’orchestra (Consuelo Alfieri, Alessandra Caiulo, Stefania Morciano, Enza Pagliara), evidenziarle e cantare insieme a loro, con canzoni nelle quali la figura della donna è molto ricorrente: le melodie d’amore, le condizioni di lavoro nei campi, l’accettazione quando venivano date in sposa a uomini che non volevano. Storie semplici – come semplice in fondo è la Taranta - ma struggenti, degne di essere conosciute.
Il maestro concertatore - affiancata dal produttore musicale e percussionista Carlo Di Francesco e dal direttore d'orchestra e arrangiatore Clemente Ferrari - è entrato in punta di piedi nel mondo ancestrale fatto di canzoni che qualcuno potrebbe liquidare in maniera superficiale ma che invece, una volta decodificato il dialetto e compreso il contesto storico di provenienza, aprono un mondo meraviglioso, pieno di radici, tradizioni e cultura.
Uno dei lavori più importanti dell’antropologo Ernesto De Martino si intitola “La terra del rimorso. Il Sud tra religione e magia”. Terra del rimorso è l’Italia meridionale, le campagne del Regno di Napoli. Siamo in quella che un tempo era la Magna Grecia, con Taranto capitale, e De Martino, negli anni del dopoguerra, giunge in Salento per analizzare il fenomeno del tarantismo. Un’equipe di ricercatori parte da Roma: un musicologo, uno psichiatra, uno psicologo, un medico per valutare l’ipotesi del tarantismo come malattia. È il 1959. Destinazione Galatina, festa di San Pietro e Paolo. Le ricerche hanno inizio sul campo e si basano su un presupposto: l’esigenza di un’analisi storico-culturale e non della riduzione del fenomeno ad una forma di aracnidismo o ad un semplice disordine psichico. Tutto andava valutato. E sono sempre le donne ad esserne protagoniste allora come ora, perché le più “morsicate” dal ritmo e dal ragno.
Donne, ma non solo. Tra gli ospiti che si esibiranno sabato prossimo a Melpignano ci saranno anche due uomini, diversissimi tra di loro, in grado di guardare a target diversi di pubblico. Il primo è Tananai, giovane artista che ha collezionato 17 dischi di platino e raggiunto quasi 4 milioni di ascoltatori mensili su Spotify oltre a 110 milioni di views su YouTube: interpreterà la pizzica di Aradeo e il canto in grico “Ri lo la la”.
Nelle prove, lo si è visto e sentito entusiasta intonare “Lu tamburrieddhu miu”. Un giovane talento che ha raccolto un invito speciale di tradizione e cultura, mettendosi alla prova per un rito ancestrale e sempre moderno. Poi ci sarà Brunori Sas, il cantante calabrese che considera le canzoni espressioni culturali oltre che artistiche. Si cimenterà in “Lule Lule” in lingua arbëreshë e “Aremu” in grico, canti legati dalla nostalgia e funzionali alla riscoperta della letteratura regionale che ha come dato prioritario il dettato territoriale. Ma non mancheranno nella scaletta di 30 brani, alla creazione della quale sta lavorando l’orchestra brani famosi come la Taranta di Lizzano, Aria caddhipulina e Pizzica di Stifani, in attesa di conoscere i nomi di altri ospiti di caratura nazionale e internazionale.
Nato nel 1998 su iniziativa dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina e dell’Istituto "Diego Carpitella", in venticinque anni il festival si è reso protagonista di una crescita straordinaria per dimensioni, affluenza e prestigio culturale.
Diverse le tappe fondamentali che ne hanno scandito l’evoluzione: nel 2000 è nato il Festival Itinerante, una rassegna dei gruppi più rappresentativi della scena della pizzica salentina, che oggi coinvolge quindici comuni (gli aderenti all’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, più i centri di Lecce, Galatina, Alessano e Cursi) e richiama nel complesso quasi centomila spettatori, incarnando un grande viaggio di avvicinamento al Concertone principale; nel 2004, con Ambrogio Sparagna, è nata l’Orchestra Popolare "La Notte della Taranta", eclettico testimone culturale attivo tutto l'anno nel nostro Paese e nel mondo; dal 2010 l'organizzazione è a cura della Fondazione "La Notte della Taranta". La formula del festival, che culmina nel concertone finale di Melpignano - capace di coinvolgere da solo ormai circa centocinquantamila spettatori, e seguito da decine di migliaia di persone anche nella prova generale del giorno precedente - si caratterizza in maniera del tutto originale ed innovativa per la presenza di un maestro concertatore, invitato a reinterpretare i “classici” della tradizione musicale locale avvalendosi di un gruppo di circa trenta tra i migliori musicisti di riproposta del Salento, assieme ad ospiti eccezionali della scena nazionale e internazionale: Fiorella Mannoia viene dopo, tra gli altri, Stewart Copeland, Ambrogio Sparagna, Mauro Pagani, Ludovico Einaudi, Goran Bregovic, Giovanni Sollima, Phil Manzanera, Carmen Consoli, Raphael Gualazzi e Andrea Mirò.
Quest’anno, infine, la Notte della Taranta ha un’altra sfida da vincere, quella dell’organizzazione. Dopo i disagi registrati al concerto dei Negramaro a Galatina, va garantito – come è sempre puntualmente avvenuto sinora – il regolare deflusso degli oltre 150mila tarantolati, a dimostrazione che il Salento è da anni territorio di grandi, anzi grandissimi eventi, e che dunque non c’è nulla da imparare ma solo da emulare.