Punti di vista

Se gli incidenti «capitano» l’Ilva va fermata, non chiusa

giuse alemanno

Minimizzare ciò che è accaduto è pericoloso

Il ministro Adolfo Urso: «Pochi giorni fa c’è stato un incidente (nell’ex Ilva di Taranto, ndr), come spesso può capitare». Segue l’elenco degli operai morti in fabbrica dal 2003 ad oggi, a conferma del ministeriale «come spesso può capitare».

2003 - Silvio Paracolli, Tubificio 1; 2003 - Paolo Franco e Pasquale D’Ettorre, gru bivalente; 2004 - Silvio Murri, ponteggio; 2005 - Luigi Di Leo, deposito bramme 1; 2005 - Giovanni Satta, agglomerato 1; 2006 - Luciano Di Natale, nastro trasportatore cockeria; 2007 - Andrea D’Alessano, Afo 4; 2007 - Domenico Occhinegro, Tubificio 2; 2008 - Join Arjan, Zincatura a caldo; 2008 - Antonio Alagni, cedimento gru; 2008 - Jan Paurovic Zigmontian, Afo 4; 2012 - Claudio Marsella, Mof; 2012 - Francesco Zaccaria, IV sporgente; 2013 - Alessandro Morricella, getto di ghisa incandescente; 2013 - Ciro Moccia, batteria 9 – cokeria; 2014 - Angelo Iodice, Acciaieria 1; 2015 - Cosimo Martucci, Agglomerato; 2016 - Giacomo Campo, Afo 4; 2018 - Angelo Fuggiano, IV sporgente; 2019 - Cosimo Massaro, IV sporgente; 2021 - Francesco Tomai, morto di infarto negli spogliatoi, prima del suo turno di lavoro al reparto Trh-Afo – Trattamento acqua altiforni.

Alcuni operai hanno scelto la fabbrica come luogo dove togliersi la vita, ad altri la fabbrica ha provveduto al terminale servizio in modo inesorabile grazie a tumori e malattie esiziali di eterogenea natura.

Il mio senso autocritico - e la consapevolezza di essere un uomo fallace - mi impedisce di esprimere giudizi su chicchessia. Quindi glisso pubblicamente pure sul ministro Urso. In privato, no. Scusate, eh! Poi resto abbastanza freddo anche all’aspetto «democraticamente disequilibrante» (anti parafrasi di basso livello, ma scrivere fascistoide pare brutto) rappresentato dall’attacco delegittimante di un componente dell’esecutivo di governo alla magistratura di Taranto. Ma minimizzare ciò che è accaduto all’Afo 1 il 7 maggio scorso è pericoloso. Si è corso il rischio di allungare l’elenco dei morti. Nel video diffuso si è visto un lavoratore che tentava di spegnere l’inferno con una manichetta che gettava l’acqua idonea a innaffiare i gerani sul balcone.

Questo è il futuro della metallurgia italiana, così indispensabile al destino glorioso della Nazione? Se ne faccia una ragione, gentile ministro: bisogna fermare l’ex Ilva. Non chiuderla: fermarla. Perché fino a quando si continuerà a insistere con il modello produttivo attuale, quei disastri potranno accadere ancora.

«Come spesso può capitare»; vero, ministro Urso?

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