Punti di vista
La mirabile Banda della Polizia di Stato per l'ode a San Pio
Mercoledì 20 settembre, la festa incontra l'uniforme con il concerto a San Giovanni Rotondo
Seppe coniugare l’umiltà con l’infinitamente grande, l’ordinario con lo straordinario, la semplicità con un tratto di ruvidezza tuttavia sempre appropriato alle circostanze e alle persone che si rivolgevano a lui. E nei giorni delle manifestazioni a lui dedicate, nel settembre che San Giovanni Rotondo ricorda con fervore attraverso veglie di preghiere e svariate iniziative, se ne incastona una particolare, quella del concerto di mercoledì 20 sul sagrato del Santuario con la Banda della Polizia di Stato, un corposo ensemble che vanta esibizioni di elevato spessore sul territorio nazionale e, di recente, in Vaticano. Regista di questa sapiente orditura in cui la musica, l’ineffabile, incontra l’uniforme, la regola, è il Questore Ferdinando Rossi che ha fortemente voluto questo momento condensando in un simbolo spirituale l’etica, il rispetto delle leggi e il «senso» del territorio.
Il concerto lega due aspetti rilevanti nella vita del santo: il primo affonda nella musica, l’arte che più di tutte consente di elevarsi a Dio e porre domande di senso. In Padre Pio esse erano sganciate dall’eccessivo raziocinio; semmai accolte con fede anche quando essa mostrava – e mostra – il volto misterioso e incomprensibile, quello che si fa più fatica ad accettare. Il secondo ha a che fare con l’uniforme. Riceveva con piacere i rappresentanti delle forze dell’ordine incarnanti la regola e la sicurezza, e lui stesso la divisa l’aveva indossata quando fu mandato a Napoli per il servizio militare. C’è una istantanea che ancora oggi ci restituisce un ritratto davvero insolito di Padre Pio con divisa e fucile imbracciato. Era il 13 novembre 1917 quando scriveva a Padre Benedetto: «non mi sentivo proprio, avevo la febbre».
Le sue condizioni di salute non gli permisero di ottemperare il servizio, ma mostrò comunque forza e dedizione e fu congedato per buona condotta e per aver servito la patria «con fedeltà e onore». In questo giorno speciale il frate sarà ricordato non solo attraverso la musica, ma anche con la lettura di alcuni suoi scritti declamati. In tal senso il ricco epistolario che raccoglie la corrispondenza inviata ai direttori, alle figlie e ai figli spirituali e alla nobildonna Raffaelina Cerase, la dice lunga sulla sua missione. Lui che tanto aveva patito nel corpo, con le sue stimmate e le sue ipertermie, sapeva che non sempre la sofferenza poteva essere eliminata con la guarigione; era convinto, però, che sempre il dolore può essere curato con l’amore.