Punti di vista

Passeggiate adriatiche, dal parco di Rauccio al fiume Idume

Luisa Ruggio

Un viaggio ancora possibile tra ambienti, specie animali e vegetali nell’ultimo dei boschi della costa fra Lecce a Brindisi

Un’ape osserva il mondo dal centro esatto della corolla di papavero che la ospita mentre il lento ronzio delle sue compagne sottolinea lo spartito di silenzio tra i sentieri che si biforcano nel folto del bosco dove tutto è un’espressione della magnificenza ininterrotta che vede gli umani passare di qui e poi dissolversi come le nuvole afose di questi giorni di giugno. L’ape si solleva in vola e inizia a esplorare tutt’intorno, l’aria è fresca, tutto profuma di sottobosco e un lieve sentore di salsedine fa da promemoria adriatico a chi in queste domeniche sceglie percorsi alternativi. Ecco l’ultimo dei boschi ed acquitrini un tempo vasti quanto la costa che si estende da Lecce a Brindisi: il parco di Rauccio.

Un viaggio ancora possibile tra ambienti e specie animali e vegetali, stagni retrodunali, risorgive carsiche e l’area boschiva, una lecceta fitta dove regna il Quercus ilex, ovvero il leccio, e le clorofille sempreverdi. Dove la radura si apre, comincia un sonar di raganella, più in là una festa di orchidee dai nomi antichi e soprattutto una liana rarissima inserita nella Lista Rossa delle specie italiane a rischio di estinzione. Continua a osservare tutto la piccola ape in volo sulle tane dei tassi e sui guizzi dei molti uccelli acquatici che qui vivono anche quando non è tempo di grandi migrazioni. L’ape sa che questo Bosco e questa Palude, insieme alle Sorgenti Idume, sono la testimonianza di un altro Salento? Un Salento di cui oggi sopravvivono solo poche tracce. Questa in particolare, che si estende per 625 ettari capaci di includere il bosco e la lecceta, la zona umida di circa 90 ettari e ben due bacini – l’Idume e la Fetida – realizzati insieme ai tre canali per la bonifica dei terreni e la confluenza delle acque sorgive, sono un tesoro da scoprire.

L’ape lo sa nel profondo. E noi a questo dobbiamo badare. Non solo attraverso i quattro percorsi tematici che si possono individuare visitando il parco in autonomia, ma provando a spostare il punto di vista. Provando a guardare questo bordo di creato con lo sguardo di una piccola ape, una innocua abitante di fiori, sorvolatrice di alberi che sovrappongono la loro policromia di verdi teneri ai colori tersi del cielo alto in questa stagione che comincia a farsi più calda nella sua sensualità accessibile a quanti desiderano ancora camminare in una poesia di radici, foglie e raggi di sole che ne tagliano trasversalmente le maree vegetali necessarie per ritrovare i paradisi perduti.

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