Punti di vista

Ventenni alla ribalta ma della cronaca nera

Rossella Palmieri

Vicende choc in Puglia ci consegnano uno spaccato di vita che si spera sempre non sia quello preponderante

Sono nell’età, i 20 anni, in cui dovrebbero brillare per creatività; li si trova, invece, nel buio di un garage a violentare una ragazza pressoché bambina, abusando di lei con sesso e droga. La vicenda choc di Cerignola ci consegna uno spaccato che speriamo sempre non essere quello preponderante – anzi non lo è – ma che comunque turba e pone quesiti. Perché brandire come un trofeo l’indumento intimo della vittima, e peraltro appenderlo sotto un cartello con su scritto «mafia», porta ancora una volta a fare i conti con tante dinamiche sociali che si intrecciano come in un labirinto, e dove persino la violenza in sé, pur atroce, ma per un attimo messa da parte, sbiadisce se si osservano i corollari di essa: il non credere che sia accaduto, il presupposto duro a morire che «se l’è cercata», l’alterazione dei fatti, la negazione della realtà più palese (la grande malattia del secolo; disturbo di personalità o pura spavalderia?), la possibilità per la vittima, in fondo, di poter andar via in una situazione del genere, come se bastasse un «no» in tale circostanza o, peggio, una prova di forza e via, uno spintone e tutti si torna a casa. Era solo uno scherzo.

E se poi, contestualmente, apprendiamo che a San Giovanni Rotondo un ventenne (stessa età dei cerignolani) ha sparato a un coetaneo, non possiamo che chiederci con più forza di quale pasta siano fatti questi ragazzi della generazione 20. Vanno in giro armati, vivono di notte, in garage o in improvvisate discoteche, senza il controllo di sé, senza filtri negli approcci. Nell’ordinanza emerge uno spaccato chiaro di questi bruti che forse non faticheremmo a vedere il giorno dopo con l’abito buono e sorridenti, come se nulla fosse successo: «Incapaci di controllare i propri impulsi e inclini ad agire in gruppo, sfruttando la forza del branco». C’è mancanza di valori-base, di sicuro noia e disperazione, figlie di un massimo degrado e su cui tutte le istituzioni, indiscutibilmente valide e vigili, registrano il più alto grado dello scoramento. Ma nel tenace tentativo di vedere sempre l’aurora piuttosto che la notte, sostituiamo al branco la nobile forza della coesione, lo spirito di gruppo in chiave attiva e propositiva. A Bovino, in un campus giovani di età compresa tra i 15 e i 29 anni, si studia informatica e inglese per colmare il gap di quell’età in cui o non si studia più o non si lavora ancora. Un esempio virtuoso, insomma, a sostegno che pistolettate e box degli orrori non hanno la meglio.

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