Punti di vista
Arisa alla ricerca del gregge perduto
Alla ragazza di via Pozzillo piace mostrarsi, ammaliare, eccitare, nell'eterno gioco della seduzione
È il 1966, quando Celentano, già tra i cantanti italiani più affermati del momento, torna a rivedere il quartiere da dove era dovuto andarsene, giovanissimo. Col cuore dilaniato dalla nostalgia, cerca la sua casa d’allora. Coi soldi che ha fatto vorrebbe ricomprarla. Ma invano, perché «Là dove c’era l’erba ora c’è una città – àh! Quella casa in mezzo al verde ormai dove sarà – àh». Vi trova invece l’ispirazione per scrivere Il ragazzo della via Gluck, che sarà uno dei suoi più grandi, duraturi e soprattutto redditizi successi.
Passano gli anni e un’altra grande star italica, alla ricerca delle sue radici, torna sui suoi passi. Questa volta calzando delle acuminate scarpe stiletto perché è una ragazza; per l’esattezza «la ragazza di via Pozzillo», come scrive in calce al suo portfolio, appunto Arisa. Sette foto in cui, oltre alle favolose décolléte, indossa poco altro. È venuta a farle al Pantano, «il mio passeggio da adolescente con la mia best Valeria. Bei tempi, passati». Adesso, sicuro questa best Valeria considererà, quelli, i bei tempi – com’è, per i comuni mortali, l’epoca della giovinezza –, ma che lo faccia Arisa, all’apice del successo e dopo tutte le umiliazioni che i conterranei, ci ha raccontato in ogni salsa, le fecero patire proprio in quegli anni, appare improbabile.
Come improbabili appaiono anche le foto. E non per la loro cifra hot, che ha scatenato soprattutto i suddetti conterranei, in ogni genere di pittoresco commento. Non si capisce infatti perché mai nessuno fa una piega se a smutandarsi sono le cantanti non solo d’oltreoceano – vogliamo parlare di Elodie? –, e se invece osa farlo una terrona nostrale, apriti cielo! No, quello che non convince è proprio l’ambientazione nostalgico-lucana.
Invece dei soliti ambienti sofisticati o, all’opposto, gli scorci di degrado metropolitano, che la sua mise richiederebbe, Arisa si fa depositare infatti su uno desolante sfondo agreste, dove nessuno si meraviglierebbe spuntasse, da un momento all’altro, un gregge di pecore pignolesi – belanti loro, ridacchianti noi.
Eppoi, ancora. S’è capito, alla ragazza di via Pozzillo piace mostrarsi – non è la prima volta che lo fa. Piace ammaliare eccitare. È l’eterno gioco della seduzione e ognuno gioca le sue carte, anche se truccate – qui c’è un tripudio di photoshop! Ecco, ma allora che bisogno c’è di ammantare questo ammirevole trastullo erotico di inutili patetismi. «Ci sono volute tante lacrime, tante preghiere. E chissà quante ancora ce ne vorranno per mantenere il punto per smetterla di dire “ci sono anch’io, mi guardi?”». Ma Arisa cara, ma se dovevi continuare a soffrire così, tanto valeva che te ne restavi a Pignola, con Valeria, la best, e le pecore del Pantano; belanti!