LA RUBRICA
«Speriamo che sia femmina»: noi, i pregiudizi e la mentalità
La storia di Teresa, mamma e licenziata nelle parole di Erica Mou
BARLETTA - Il ginecologo disse a Teresa che aspettava una femmina. I suoceri non ne erano felici, speravano in un errore medico. Perché se ti dicono che è maschio, è indubbiamente maschio, si sa. Ma con le femmine c’è speranza fino all’ultimo, magari l’ecografia non è chiara, magari il feto è in una posizione che rende difficile la certezza. Quando poi la strinse finalmente fra le braccia, a Teresa sembrò di cogliere un fiore bellissimo e fragile e la chiamò Rosa, come la mamma di suo marito. Pensò così che, con la paracula scelta del nome, l’incidente potesse considerarsi archiviato.
Ma nei cinque anni successivi, alla radio della vita di Teresa si trasmetteva sempre la stessa canzone: e quando ci dai un nipotino maschio? Non ci deludere. Era difficile ricominciare daccapo, pensare nuovamente ai pannolini e alle poppate e ai chili da perdere, ora che il suo lavoro era stabile e la bambina frequentava già la scuola elementare.
Teresa faceva quadrare i conti in una serigrafia, a Barletta. Poi nacque Antonio, chiamato come il santo al quale i suoceri si erano rivolti per le loro preghiere di genere. Mesi dopo, tutto era al suo posto. Teresa si vestì, si truccò, baciò suo figlio tra le braccia dei nonni e andò in ufficio per il grande rientro in scena. Prima ancora di potersi sfilare il cappotto, si ritrovò tra le mani dei fogli stampati. Era la lettera di licenziamento, le spiegarono. La comunicazione era già stata inoltrata online settimane prima, strano che lei ancora non ne fosse venuta a conoscenza.
Teresa è una delle tante, lo sappiamo. E allora ci battiamo per contratti seri, per garantire la maternità, per salari paritari. Ma la questione non è risolta neanche quando una donna ha un posto fisso e tutelato. Quante volte vi è capitato di ascoltare: ««La maestra lo tiene un marito? Andasse a cucinare, invece di dare tutti sti compiti ai nostri figli.” Questo è il messaggio di una mamma che circolava in chat, nel primo periodo di didattica a distanza. Aggiornare la mentalità è cosa che la burocrazia non può fare, spetta a tutti noi. Buon lavoro.