Mazzette per i rifiuti Bufera ad Andria in carcere assessore Il silenzio del sindaco
di MASSIMILIANO SCAGLIARINI
BARI - Martedì il Comune di Andria ha incassato i complimenti di Legambiente come miglior capoluogo pugliese per la raccolta differenziata. Ventiquattro ore dopo, gli arresti disposti dalla Procura di Monza rivelano che quel servizio è stato affidato dopo una gara d’appalto che ritengono truccata. Il bando sarebbe stato scritto su misura per favorire la Sangalli, impresa familiare lombarda da mille dipendenti che si sarebbe sdebitata con soldi e assunzioni: una tangente da un milione di euro e 31 posti di lavoro che avrebbe chiesto Francesco Lotito, assessore all’Ambiente nella giunta di centrodestra di Andria, finito ieri in carcere con l’accusa di corruzione. Ieri la Finanza ha eseguito in totale 41 misure cautelari in tutta Italia. Sono 11 le persone finite in carcere, 12 ai domiciliari: oltre al titolare dell’impresa, Giancarlo Sangalli, che ha evitato le manette grazie all’età avanzata, c’è anche Vito Mauro Caputi, di Molfetta, dipendente di un’altra impresa del settore (la Daneco) che secondo la Procura sarebbe stato il «mediatore» tra Lotito e gli imprenditori monzesi ed è anche lui accusato di corruzione: i Sangalli non volevano parlare direttamente con l’assessore in quanto sapevano che era già indagato, a Trani, per il precedente appalto dei rifiuti.
Eppure che il bando dell’Ato Bari/ 1 per la raccolta rifiuti a Canosa e Andria (90 milioni per 7 anni) fosse stato scritto su misura lo sapevano tutti benissimo. Perché - lo rileva il gip Claudio Tranquillo nell’ordinanza - una delle imprese interessate lo aveva messo nero su bianco al Comune di Andria. Per partecipare all’appalto, l’Ato chiedeva alle imprese di aver servito per tre anni almeno 120mila abitanti, ma includendo un Comune di almeno 90mila abitanti: in Italia sono 54, di cui appena 11 hanno la raccolta rifiuti gestiti da privati. Per farla breve: solo due imprese, in Italia, possedevano quel requisito. Una delle due è ovviamente la Sangalli, che ha partecipato da sola (in Ati con la Ecolife di Canosa) e vinto senza offrire alcun ribasso.
Un presunto favore pagato caro: secondo la Finanza, a Lotito sarebbe stato promesso un milione di euro di cui almeno 770mila euro già pagati.
È Giorgio Sangalli (arrestato) a spiegarlo a suo padre Giancarlo in una intercettazione del 14 giugno 2012. Giorgio: «Come non c'entriamo? Per forza abbiamo vinto la gara». Giancarlo: «I soldi a chi l'hai dati?». Giorgio: «All'assessore!». Giancarlo: «Li dai in mano tu?». Giorgio: «Sì». Giancarlo: «Solo a lui, c'era solo lui?». Giorgio: «No, c'era anche sua moglie...». Tre mesi dopo, l’11 ottobre, i finanzieri fotografano Giorgio Sangalli mentre incontra Lotito a Roma, alla stazione Termini, per consegnare 70mila euro in contanti: un precedente tentativo, al casello di Ferentino, non era andato in porto perché l’assessore non si era presentato.
È sempre Giorgio a raccontarlo, stavolta a sua sorella Daniela (anche lei arrestata): «Lui non c'era perché io gli avevo dato il numero del treno con cui sarei arrivato no... Faccio un giro e dopo dieci minuti ci siamo trovati, siamo andati in un angolo del Mc Donalds». Sangalli aveva i soldi in una valigetta, li ha messi in una busta della Coin che Lotito aveva in mano. Anche Caputi, il faccendiere, a un certo punto vuole la sua parte: «Lotito poi mi ha detto che vi siete incontrati», dice a Giorgio Sangalli.
«I due - annota la Finanza - parlano poi del potenziale coinvolgimento nella vicenda di altri politici di Andria», quindi Caputi chiede a Sangalli un po’ di soldi: «Il momento è di merda... Io ti voglio fare una richiesta, vedi un po' se puoi, insomma per le questioni di Andria o che altro in Puglia staccare, fare una consulenza».
Mentre Lotito, oltre ai soldi, chiede assunzioni: presenta un elenco di 50 persone, alla fine i Sangalli ne prendono 31 e si arrabbiano non poco («Indignati», li definisce la Finanza »). «È ingestibile, poi son proprio, guarda son proprio.., praticamente ce lì ha dati e ce li ha dati come, non è che ci ha detto per cortesia». Due dei raccomandati non avevano nemmeno bisogno: «Cioè sono, lavorano da un'altra parte e non hanno dato le dimissioni in tempo. Cioè voglio dire, brutto testa di cazzo, neanche due che non avevano lavoro, no?».
Il punto, come accerta la Finanza, è che quelle 31 assunzioni (presumibilmente si tratta di netturbini) alla fine le ha pagate il Comune di Andria: «Zanini - scrive il gip - suggerisce una variante del contratto d'appalto, tale da farne lievitare l'importo di 800.000 euro, tramite raccolta del vetro porta a porta anziché con l'utilizzo delle campane: variante prodromica al recupero delle spese dei trentuno lavoratori " raccomandati" » .