La Puglia che produce, esporta e crea lavoro non ha bisogno di effetti speciali per farsi notare. Cresce in silenzio, con continuità, affidandosi a un tessuto di medie imprese che rappresentano oggi una delle colonne portanti dell’economia regionale e, più in generale, del Mezzogiorno.
È una fotografia nitida, fatta di numeri ma anche di traiettorie industriali, quella che emerge dagli studi dell’Area Studi Mediobanca, presentati insieme a Unioncamere e al Centro Studi Tagliacarne ieri presso la Camera di Commercio di Matera. Le medie imprese industriali pugliesi sono 74 e sviluppano un fatturato complessivo superiore ai 4,1 miliardi di euro. I dati della ricerca sono relativi al 2023. Una massa critica tutt’altro che secondaria, che vale il 2,2% del giro d’affari nazionale di questo segmento produttivo. In media ogni azienda supera i 56 milioni di euro di ricavi, mantiene buoni livelli di redditività e garantisce occupazione stabile: oltre 10.600 addetti complessivi. Un quarto del fatturato arriva dai mercati esteri, con esportazioni che superano il miliardo di euro e confermano una vocazione internazionale ormai strutturata.
Bari si conferma il perno principale di questo sistema, con 37 imprese e quasi 2,7 miliardi di vendite, ma il dato più interessante è la diffusione territoriale: Lecce, Taranto, Bat, Foggia e Brindisi raccontano una Puglia industriale policentrica, dove le medie imprese sono spesso il cuore economico dei contesti locali.
A trainare è soprattutto l’agroalimentare, che pesa per quasi il 60% del fatturato regionale. Un settore che tiene insieme identità produttiva e capacità di stare sui mercati internazionali, esportando oltre il 27% della produzione. Seguono la meccanica e i beni per la persona e la casa, comparti che mostrano buoni risultati economici, una forte intensità occupazionale e una crescente apertura verso l’estero. È il segno di una regione che ha imparato a diversificare e a non dipendere da un solo motore industriale.
Questo quadro pugliese si inserisce in una dinamica più ampia che riguarda l’intero Mezzogiorno. Proprio ieri, nella sala convegni della Camera di Commercio della Basilicata a Matera, l’Area Studi Mediobanca, Unioncamere e il Centro Studi Tagliacarne hanno presentato il Rapporto «Scenario competitivo, ESG e innovazione strategica nelle medie imprese del Mezzogiorno».
Lo studio mette a confronto le performance delle medie imprese del Sud con quelle del resto d’Italia e restituisce l’immagine di un sistema produttivo più dinamico di quanto spesso si racconti. Parliamo di 408 società di capitali, a prevalente controllo familiare italiano, con un numero di addetti compreso tra 50 e 499 e un volume di vendite che va dai 19 ai 415 milioni di euro. Un universo che, da solo, genera l’11,8% del valore aggiunto manifatturiero dell’intera area meridionale. I dati più recenti confermano una tendenza positiva. Nel 2024 il fatturato delle medie imprese del Mezzogiorno è cresciuto, mentre nel resto del Paese si è registrata una frenata. Ancora più significativo lo sguardo al 2025: quasi due imprese su tre nel Sud prevedono un ulteriore aumento dei ricavi. La propensione ad aprirsi a nuovi mercati è elevata, così come la volontà di investire in innovazione e sostenibilità, anche per contrastare l’aumento dei costi energetici.
Non mancano, certo, le criticità. La burocrazia resta un ostacolo pesante e la difficoltà di reperire personale con competenze tecniche adeguate rischia di rallentare i percorsi di crescita. Ma il quadro complessivo parla di un Mezzogiorno che non aspetta più, che investe e prova a costruire il proprio futuro industriale. Dentro questo scenario, la Puglia si conferma una delle regioni più solide e performanti del Sud, per numero di imprese, fatturato, export e occupazione. Le sue medie imprese sono una struttura portante dell’economia regionale, capace di reggere agli urti delle crisi e di guardare lontano. È da qui che passa una parte decisiva della crescita meridionale: da aziende radicate nei territori, spesso a conduzione familiare, ma con lo sguardo aperto al mondo. La Puglia, ancora una volta, dimostra che il Sud che funziona esiste. «Mezzogiorno locomotiva d’Italia», come lo ha definito solo pochi giorni fa la presidente del Consiglio Meloni nel suo discorso conclusivo ad Atreju sottolineando l’effervescenza delle sue imprese.
















