Politica

Centrodestra, oggi a Roma il vertice per le regionali

Michele De Feudis

Per la Puglia FI punta su D’Attis, FdI e Lega guardano alla società civile

Finalmente c’è una data in agenda per discutere di regionali in casa dei conservatori. I leader di centrodestra Giorgia Meloni, Matteo Salvini e Antonio Tajani si vedranno oggi a Palazzo Chigi, alle 15,30 con il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli. Il motivo dell’incontro è un vertice sull'Autonomia differenziata. Sulla carta non si dovrebbe discutere del voto d’autunno, ma. Alla fine sarà inevitabile affrontare il dossier elezioni, anche perché non sono stati ancora sciolti i nodi in Veneto, Campania e Puglia.

Il Carroccio, in vista del raduno del 21 settembre a Pontida, conta di presentare al proprio popolo dei progressi sul fronte del nuovo regionalismo ma soprattutto un quadro definito delle candidature: Salvini preme per un leghista come successore di Luca Zaia, mentre il suo partito è alle prese con uno scontro interno tra l’ala identitaria vicina a Roberto Vannacci e i leghisti di antico conio che rivendicano una posizione più pragmatica e moderata. Lo stesso leader ha provato ad abbassare la temperatura interna: «Siamo troppo impegnati a lavorare, per dedicare tempo a polemiche o altro». E ha aggiunto: «Vannacci è un valore aggiunto, stiamo facendo e faremo un ottimo lavoro insieme». Il generale, però, con una intervista a La Stampa, ha reso ancora più infuocato il dibattito: ha coniato lo slogan «Make the League great again», sulla falsariga del leader repubblicano Donald Trump, per affermare «la volontà di vannaccizzare la Lega», ovvero di portarla su posizioni più radicali. A renderlo scomodo si sono aggiunte anche due dichiarazioni rilasciate a Maria Rosaria Boccia, protagonista della vicenda che portò alle dimissioni di Gennaro Sangiuliano da ministro: prima ha detto di non escludere «se gli elettori mi metteranno in questa condizione» di correre da premier, e poi ha elogiato Putin, esprimendo riserve sul leader ucraina Volodymyr Zelensky («ha perso totalmente la sovranità sul suo Stato, dipende completamente dalle risorse che provengono da altri paesi»).

Netta la freddezza mostrata dai leader leghisti Luca Zaia e Massimiliano Fedriga. «Vannacci deve fare il leghista perché è iscritto alla Lega. Se non lo fa non è un leghista», ha tagliato corto il presidente del Veneto. «Chiunque voglia contribuire alla Lega va bene, l'importante - la puntualizzazione del governatore friulano - è contribuire alla Lega e quindi con un segretario che si chiama Salvini». Pontida si annuncia così un banco di prova per la tenuta dell’unità del partito. «Ci saranno migliaia di persone da tutta Italia - ha sottolineato Salvini -, e sul palco tutti i big della Lega che, ognuno col proprio stile e la propria personalità, stanno facendo crescere il Movimento. Aumentano gli iscritti, aumentano gli eletti, aumentano i consensi». Il modello per il segretario federale è quello di un partito plurale, che contende però lo spazio elettorale identitario alla destra di Giorgia Meloni, puntando sulla lotta all’immigrazione selvaggio e sulle battaglie contro la cultura gender.

A Pontida potrebbe fare la differenza poter rivendicare di aver ottenuto la candidatura di Alberto Stefani a governatore del Veneto. Fra i leghisti circola una certa fiducia sul fatto che finirà così il braccio di ferro in corso da mesi con Fdi. Fra gli alleati c'è più cautela e si cerca di far passare l’idea che non ci saranno «bandierine di partito». Si attende per questo il decisivo vertice fra Giorgia Meloni, Salvini, Antonio Tajani e Maurizio Lupi (che lavora per rinforzare la sua gamba centrista).

Il Veneto è la chiave di volta ma restano da definire altre due regioni. In Campania Noi moderati continua a sostenere l’ex ministro Mara Carfagna, Fdi propone il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli ma è sempre più quotata la soluzione civica, Giosy Romano o il rettore Matteo Lorito. In Puglia, invece, per ora resiste l'ipotesi dell'azzurro Mauro D’Attis, mentre Fdi e Lega porteranno al tavolo proposte di esponenti della società civile e delle istituzioni. Il nodo dovrebbe sciogliersi prima del voto di fine mese nelle Marche. «Marche e Calabria sono sfide che possono essere a noi favorevoli - si sbilancia un big del centrodestra -, se vinciamo lì poi possiamo essere più tranquilli sulle altre». Le battaglie in Campania e in Puglia, anche per i ritardi nelle indicazioni degli sfidanti di Roberto Fico e Antonio Decaro (favoriti dai pronostici), sono sempre più in salita.

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