Verso le elezioni

Regionali, a Bari l'incontro tra Decaro, Emiliano e il braccio destro di Schlein: clima disteso, ma il patto ancora non c'è

L’incontro – reso noto dal Nazareno – è stato definito «cordiale e costruttivo» e ha posto «le basi per un lavoro comune per il futuro della Puglia»

Elly Schlein ci riprova a pacificare il quadrante pugliese del campo largo: ieri ha mandato a Bari il suo plenipotenziario, Igor Taruffi, responsabile dell’organizzazione, per far incontrare i due litiganti dem, Antonio Decaro e Michele Emiliano. Il vertice si è tenuto in campo neutro, nel salotto della casa nel murattiano di Domenico De Santis, segretario regionale dem, in prima linea nel cercare di ricostruire una comunione d’intenti. La missione, con l’obiettivo minimo di mostrare che «la segreteria nazionale le prova tutte», doveva suggellare una intesa o almeno una tregua: di accordi non c’è traccia mentre un impegno per stemperare le polemiche è stato assunto (con quanta convinzione si vedrà presto) da entrambi i duellanti.

La nota del Nazareno non offre grandi spazi per salutare una reale ricomposizione: «L'incontro è stato cordiale e costruttivo e si sono poste le basi per un lavoro comune per il futuro della Puglia». Il lessico, stante la presenza del «compagno Taruffi», rievoca i toni sobri della migliore tradizione comunista, ma nei fatti la fumata è stata ancora una volta grigia.

Davanti all’emissario di Elly, Antonio e Michele hanno nuovamente palesato le proprie remore, ma non c’è stata nessuna concessione reciproca davanti all’appello alla ricomposizione formulato su invito della leader, decisa nel confermare «la Puglia come roccaforte progressista». Si sono vagliate sommariamente ipotesi alternative per Emiliano (dalla nomina come assessore all’incarico di responsabile della campagna elettorale), ma ogni soluzione dovrà tenere conto anche del rispetto della storia del governatore uscente, più volte considerato insieme a Nichi Vendola come il protagonista della stagione denominata «Primavera pugliese». Farlo uscire di scena (non candidandolo), facendolo poi rientrare in politica dalla porta di servizio di un assessorato («da tecnico» suscettibile di revoca) presenta una serie di criticità che saranno poi approfondite nelle prossime settimane. Taruffi (secondo mediatore dopo il tentativo di Francesco Boccia) sperava di incassare la disponibilità a candidarsi come governatore da parte di Decaro, ma questo passaggio è stato rinviato a prossimi incontri, perché la prospettiva unitaria potrebbe prevedere che i due litiganti si cimentino nel promuovere un incontro pubblico che certifichi il superamento dell’attuale crisi.

Ogni scenario deve fare i conti con la determinazione di Decaro nel mantenere la sua posizione: l’europarlamentare non è disponibile a candidarsi se ci saranno in campo Emiliano e Vendola. Se il primo in lista è un tema del Pd, su Vendola si va a mettere in discussione l’autonomia di un partito alleato, sostanzialmente ponendo un veto sul fondatore di Sinistra italiana, ora presidente del partito, considerato alla pari di un «impresentabile». La riunione, allo stesso tempo, ha confermato che nessuno tra i dem gioca a «rompere», ma l’aver cristallizzato l’indisponibilità decariana a certe condizioni rende complicatissimo ora trovare una via d’uscita che non preveda la sconfitta politica di un protagonista. Decaro da Carovigno ha lanciato segnali concilianti: «Costruiremo le condizioni per andare avanti insieme, come abbiamo sempre fatto». Ogni possibile compromesso però passa dalla rimodulazione delle rispettive aspettative: se invece si resta in un contesto di poker, con la scelta consapevole di far all-in, lo stallo potrebbe proseguire e alla fine la Schlein potrebbe essere messa in condizione di dare seguito ad un eventuale piano B.

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