sanità

Puglia, le 9 Rsa pubbliche ancora in mano ai privati. La Regione: devono tornare alle Asl

massimiliano scagliarini

Dopo il caso della struttura di Ostuni con il pressing di Amati per regolarizzare l'affidamento. Ma Bruno (Pd) si oppone

In Puglia sono previste 21 residenze sanitarie assistite pubbliche. Alcune non sono mai state attivate, altre stanno per essere aperte. Ma nove di queste sono ancora in mano a privati sulla base di una proroga tecnica ormai insostenibile: per questo dovrebbero ritornare nelle mani delle Asl. Un tema su cui si è acceso un braccio di ferro all’interno della stessa maggioranza di centrosinistra, in cui in questi giorni si litiga sul destino della Rsa di Ostuni.

La questione è per certi versi esplosa lo scorso anno con il centro di riabilitazione di Ceglie Messapica, tolto per legge regionale a una fondazione della famiglia Angelucci a cui era affidato in sperimentazione. È poi toccato - sempre per legge - ad altre due strutture nel Foggiano e a una nel Salento (Campi). Ora dovrebbe essere il turno delle altre strutture.

Tutto nasce vent’anni fa con l’assegnazione della gestione di 11 Rsa al gruppo Angelucci, che nel frattempo le ha poi cedute ad altri operatori uscendo dal mercato pugliese. Ma alla scadenza dei contratti quelle Rsa sono tutte rimaste in mano ai gestori. Questo è avvenuto per vari motivi, uno dei quali (il più importante) riguarda le difficoltà nel reperimento del personale da parte delle Asl: più semplice demandare il problema ai privati. Il dipartimento Salute ha già più volte detto alle Asl, nel corso degli anni, che per quelle Rsa va presa una decisione definitiva. «La proroga tecnica - si legge ad esempio nella nota mandata l’11 luglio alla Asl di Brindisi - costituisce un istituto eccezionale e strettamente limitato al tempo necessario per la conclusione della nuova procedura di gara, non potendo essere utilizzata per garantire la continuità del servizio oltre i limiti strettamente funzionali alla sostituzione dell’affidamento in essere». Il tema è che l’affidamento ai privati può avvenire soltanto sulla base di una valutazione di convenienza economica, che nei nove casi nel mirino (oltre a Ostuni ci sono anche Locorotondo, Alberobello, Mola, Sannicandro di Bari, Alessano, Copertino, Crispiano e Torricella) non è mai stata dimostrata.

È questo il contesto su cui si è sviluppata la polemica di questi giorni su Ostuni, con l’assessore Fabiano Amati che sollecita la Asl a provvedere all’internalizzazione e il collega Maurizio Bruno (Pd) che si oppone. La polemica ha visto anche ieri uno scambio tra i due esponenti di maggioranza brindisini, con Bruno che ha definito «non accettabile» la proposta del collega: «Queste misure o riguardano in maniera paritaria tutte le strutture, e anche gli operatori dell’assistenza domiciliare integrata, oppure non riguardano nessuna». Ma Amati, valorizzando anche le direttive del dipartimento Salute, replica facendo notare che «sulla Rsa di Ostuni - dice - non è ammessa alcuna negoziazione, meno che mai di tipo politicistico. E ciò perché sono le leggi a prescriverla».

In questi giorni la Asl di Brindisi sta completando l’esame della documentazione amministrativa. Dal dipartimento Salute fanno sapere che non sarà ammissibile nessuna ulteriore proroga tecnica in mancanza dei presupposti: se la Asl non prevede l’affidamento con una gara, deve riprendere la gestione diretta delle Rsa.

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