Politica
Regionali, nel centrodestra dossier Puglia dopo il Veneto
A breve il vertice per sciogliere i primi nodi con Meloni, Tajani e Salvini
La data del vertice del centrodestra sulle prossime regionali non c’è, ma è verosimile che i leader nazionali - Giorgia Meloni, Antonio Tajani, Matteo Salvini e Maurizio Lupi - si possano incontrare questa settimana per iniziare a completare il mosaico delle elezioni d’autunno con i primi nodi sciolti, ovvero i candidati da lanciare come governatori. Tutto dipende dalle agende governative.
La partita è tutta legata al caso del Veneto: la successione del governatore uscente Luca Zaia, esponente storico della Liga, è oggetto di un braccio di ferro tra meloniani e Carroccio. Il partito autonomista vorrebbero conservare la casella per Alberto Stefani, salviniano, mentre la Fiamma propone o l’europarlamentare Elena Donazzan o il senatore Luca De Carlo. Anche Forza Italia ha una proposta in serbo, quella dell’ex sindaco di Verona Luca Tosi. In questa contrattazione ci sono più elementi da mettere a sistema: dai malumori dell’area governista della Lega (a disagio per la svolta identitaria di via Bellerio), alla rivendicazione della destra, che ricorda il primato sorprendente di voti alle Europee, senza dimenticare il consenso personale dello stesso Zaia, tentato dallo schierare una sua lista personale. Il Veneto potrebbe essere parte di una divisione delle aree che riguarderà anche la Lombardia: Fdi chiede almeno una grande regionale del Nord, per consolidare il proprio posizionamento in uno dei territori più produttivi e dinamici del Paese, mentre la Lega vuole presidiare spazi storicamente riconducibili al proprio spazio vitale originario.
Il Veneto in ogni caso determinerà a cascata le scelte nelle altre regioni: Toscana e Puglia sono i dossier meno complessi, perché considerate appannaggio (secondo i primi sondaggi) delle sinistre: nel Granducato è in pole Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, già con i motori pronti per la corsa autunnale. Nel tacco d’Italia il centrodestra non ha ancora scoperto le carte (anche civiche), mentre solo Tajani ha proposto nel forum di Bruno Vespa a Manduria l’opzione di Mauro D’Attis, coordinatore regionale azzurro e vicepresidente della Commissione Antimafia. Fdi ha tra i potenziali candidati l’eurodeputato Francesco Ventola e il senatore Filippo Melchiorre. In ogni caso l’indicazione del candidato presidente alimenta sempre un consenso di riflesso sulla lista collegata e sul partito di provenienza, e anche questo elemento è parte della riflessione in corso all’interno della coalizione conservatrice. Nel Consiglio regionale, intanto, le forze di centrodestra ribdiscono che la stagione di Emiliano è finita e bisogna chiudere il mandato con l’approvazione di provvedimenti qualificanti per le liste d’attesa, contro la Xylella, per abolire il tributo 630 e per stoppare i trasformisti.
Resta invece intricata la risoluzione del «Tetris» Campania: in questo caso Forza Italia non nasconde l’obiettivo di indicare il papabile successore di De Luca o comunque di essere determinante nell’individuazione di un civico. I meloniani hanno la proposta di Edmondo Cirielli (originario di Acquaviva delle fonti), viceministro degli Esteri e uomo forte del partito. Qui il duello è in corso da mesi, mentre a sinistra l’ostilità di De Luca per il grillino Roberto Fico frena l’ufficializzazione del campo largo, che numeri alla mano, sarebbe favorito.
Rimane sul tavolo anche l’argomento data delle elezioni. Il presidente della conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga ha fatto proprie le considerazioni su Bilanci e Pnrr espresse da De Luca qualche settimana fa: «Per le Regioni che vanno al voto in autunno - ha spiegato il governatore del Friuli Venezia Giulia - viviamo un rischio concreto, cioè quello di far andare in bilancio provvisorio, con la scadenza per il Pnrr che, ricordo, sarà a giugno del prossimo anno. Quindi bisogna trovare una soluzione, quella di rinviare di qualche mese le elezioni o quella di fare una norma ad hoc proprio per non andare in bilancio provvisorio». Sono due binari differenti: il rinvio richiederebbe una unanimità delle altre regioni che al momento non è nelle cose (Giani in Toscana vorrebbe andare alle urne ad ottobre), per il secondo passaggio è necessaria una legge di carattere nazionale che, spiegano dal suo staff, «possa salvaguardare i bilanci». E su questo Fedriga si attende da Palazzo Chigi una attenzione particolare.