Trasporti

La battaglia sul futuro delle Ferrovie Sud-Est: ha in cassa 190 milioni ma ne vale solo 37

massimiliano scagliarini

Il piano di ristrutturazione presentato in Tribunale servirà a Fs per prendersi l'azienda ripulita dai debiti. Ma i privati vogliono metterci le mani

BARI - Il bilancio di Ferrovie Sud-Est mostra un’esposizione debitoria pari a poco meno di 319 milioni. Ma sono «solo» 270 quelli rilevanti nell’ambito della proposta di piano di ristrutturazione che l’azienda del gruppo Fs ha presentato al Tribunale di Bari per rispondere alla sentenza di agosto del Consiglio di Stato. Quella che, cancellando i 70 milioni di aiuto pubblico (e dichiarando illegittimo il trasferimento dal ministero delle Infrastrutture) ha di fatto rimesso l’azienda in una posizione precaria.

Fse dichiara di avere in cassa 198 milioni, in parte vincolati a progetti di investimento. La gran parte della debitoria (190 milioni) è nei confronti dell’azionista unico Fs, mentre altri 80 milioni fanno riferimento ai fornitori commerciali: sia quelli che hanno sottoscritto l’accordo (valgono circa 39 milioni) che tutti gli altri, verranno pagati al 100%. Ma il nodo dell’operazione è la creazione della «newco» in cui Fse conferirà le attività operative a partire dal 2026, società che verrà poi acquisita dal gruppo Fs a deconto dell’esposizione debitoria. E nella valutazione del ramo di impresa sta il fulcro di tutto.

L’esperto indipendente ha infatti valutato la «newco» 37 milioni, un prezzo da saldo per una società che nel 2024 ha trasportato 3 milioni di persone sui treni e 8,7 milioni sui bus. Il contratto per la gestione della gomma (e quello dell’infrastruttura ferroviaria) scadranno a fine 2026, ma il segmento ferroviario (che vale 58 milioni l’anno) è stato prorogato fino al 2032. E in ogni caso la «newco» potrà partecipare, presumibilmente con Busitalia, alle gare che le Province dovrebbero bandire sulla carta entro l’anno.

La valutazione di 37 milioni spiega anche l’attenzione dei privati intenzionati a conquistare Fse. Proprio un ricorso di Cotrap, Ferrotramviaria e Arriva ha portato il Consiglio di Stato a ritenere illegittimo il trasferimento della società al gruppo Fs nell’ambito del salvataggio del 2016. E domani davanti al Tar di Bari verrà discusso il ricorso con cui lo stesso consorzio Cotrap chiede che la Regione receda dai contratti di servizio con Sud-Est: con l’obiettivo, evidente, di provare da subito a mettere le mani sul pezzo più pregiato dell’azienda, cioè gli autobus, che valgono 48 milioni l’anno di contributo pubbilco.

Lunedì sera Fse ha presentato il piano di ristrutturazione alle sigle sindacali, garantendo che la creazione della newco garantirà piena occupazione ai dipendenti e sarà in equilibrio già dal primo anno di operatività. Ma naturalmente a fine 2026 i due rami di impresa «gomma» e «infrastruttura» (in cui c’è buona parte del miliardo di investimenti finanziati dalla Regione) dovranno essere trasferiti a chi si aggiudicherà le relative gare. Fse ha in piedi anche progetti finanziati per 382 milioni dal Pnrr. L’idea, per quanto riguarda la gestione dell’infrastruttura (cioè dei binari in concessione), è che la Regione possa affidare tutto al gruppo Fs.

Il piano passa ora all’esame dei commissari giudiziali (il professor Beppe Trisorio Liuzzi e il commercialista Ruggiero Pierno) che dovranno esprimere un parere. Poi il Tribunale fisserà l’udienza per l’omologa. È probabile che Cotrap e gli altri provino nuovamente a opporsi, come hanno fatto (invano) rispetto al concordato del 2017.

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