salute
Regione, pioggia di soldi ai medici di base: «A dicembre sondaggio tra i cittadini pugliesi sulla qualità dell'assistenza»
Firmato il nuovo contratto integrativo da 83 milioni: studi aperti 12 ore al giorno (con gli infermieri). Anelli (Fnomceo): «Modello vincente, è una strada alternativa rispetto alle ipotesi di riforma»
BARI - La nuova firma è arrivata a tempo di record. Ma - stavolta - il tema centrale è più politico che tecnico. I medici di base pugliesi ottengono il nuovo contratto integrativo, dopo che il precedente siglato a marzo 2024 era stato bocciato due mesi fa dalla giunta regionale perché non adeguato all’accordo collettivo nazione. E lo useranno nella battaglia contro il progetto del governo: quello di trasformare i medici di famiglia in dipendenti.
Il testo siglato ieri mattina con l’assessore Raffaele Piemontese contiene solo poche novità rispetto al precedente. La principale è che le ore di assistenza infermieristica verranno assegnate prioritariamente ai medici che al momento non ne usufruiscono. La dotazione finanziaria (83 milioni) è rimasta invariata, pur se spalmata anche su fonti non ricorrenti come il Pnrr (che finanzierà l’assistenza domiciliare). Ma la Regione, su input del capo dipartimento Vito Montanaro, ha chiesto di rendere «misurabili» gli effetti del nuovo contratto: e dunque a fine anno verrà lanciato un sondaggio anonimo tra i cittadini per verificare la qualità dell’assistenza.
«La Puglia propone a livello nazionale un modello per la medicina generale non solo sostenibile, ma anche capace di far funzionare le Case della Comunità che stentano a decollare sul territorio», è l’opinione del segretario regionale della Fimmg (il sindacato maggiormente rappresentativo), Antonio De Maria. Più esplicito il presidente dell’Ordine dei medici di Bari, Filippo Anelli, che guida la Fnomceo: «Il nuovo contratto si inserisce nel dibattito nazionale sulla riforma della medicina generale, proponendo una strada alternativa alla dipendenza». Giusto oggi, infatti, si riunisce la commissione Salute che avrà all’ordine del giorno la proposta di riforma immaginata dal ministro Orazio Schillaci: i medici di base diventerebbero dipendenti delle Asl, con un obbligo di 25 ore settimanali in studio e di visite domiciliari. Un’ipotesi che non piace ai sindacati, anche perché significherebbe la fine della cassa previdenziale (Enpam).
L’integrativo pugliese dovrebbe far partire le Case di comunità (negli ex ospedali dismess) in cui dovrebbero nascere i servizi territoriali tra cui - appunto - gli studi dei medici di famiglia aperti tutto il giorno (e il sabato mattina). Il nuovo Accordo collettivo nazionale ha eliminato la differenza tra medico di famiglia e medico di continuità assistenziale (la guardia medica), rendendo le due funzioni intercambiabili nell’ambito dell’assistenza di base: l’idea è che gli studi, trasferiti sul territorio con più medici che garantiscono i turni, debbano rispondere ai cittadini per tutte le necessità che non richiedono il ricorso all’ospedale. È il modello delle Aft (aggregazioni funzionali), per le quali la Regione ha messo soldi dal bilancio autonomo ben sapendo però che l’avvio del progetto richiederà tempi molto lunghi.
A sottoscrivere l’accordo, oltre la Fimmg, anche i sindacati Smi, Snami e Fmt. Il testo dovrà passare in giunta, per la presa d’atto, prima di essere trasmesso alle Asl per l’avvio operativo. Anche l’assessore Piemontese ha insistito sulla necessità che «i frutti dell’intesa siano immediatamente percepibili dai cittadini, in modo da rafforzarci tutti in termini di fiducia pubblica».[m.scagl.]