Politica

Norma anti-sindaci, Emiliano costretto a farla cancellare dalla Consulta

Massimiliano Scagliarini

Il Consiglio regionale non vuole abrogare la legge che blocca le candidature dei primi cittadini. Il governatore: non ci opporremo al ricorso di Palazzo Chigi

BARI - La cosiddetta norma anti-sindaci è indifendibile davanti alla Corte costituzionale, dove Palazzo Chigi ha rilevato l’irragionevolezza del termine introdotto dal Consiglio regionale pugliese: i primi cittadini che vogliono correre per la Regione devono infatti dimettersi sei mesi prima della scadenza della legislatura, cioè cinque mesi prima del deposito delle liste. Ed è per questo che ieri la giunta regionale ha stabilito di costituirsi davanti alla Corte costituzionale per quattro dei cinque articoli impugnati dal Governo nella legge di bilancio 2025. Resta fuori, appunto, l’articolo 219 che contiene la modifica in materia elettorale.

Il governatore Michele Emiliano ci ha tenuto a farlo sapere durante la seduta del Consiglio a maggioranza e opposizione, che il 18 dicembre avevano approvato la legge anti-sindaci con voto segreto. «Su questo punto - ha detto Emiliano - l’Avvocatura ritiene di non avere elementi per resistere e, quindi, se non ci sono suggerimenti da parte vostra - ha detto riferendosi ai consiglieri di entrambi gli schieramenti - la giunta deciderà di non resistere e di non frapporre argomentazioni a confutazione».

In realtà gli avvocati dell’ente si sono limitati a prendere atto del fatto che non c’era spazio per difendere l’articolo 219 della legge 42, la stessa per la quale Emiliano ha depositato un esposto in Procura sull’articolo che riguarda le nomine. Dopo la pubblicazione del ricorso di Palazzo Chigi, l’Avvocatura regionale aveva chiesto agli uffici - come è prassi - di fornire le proprie controdeduzioni. Sull’articolo 219 non è arrivata nessuna risposta...

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