Politica
Puglia, le barricate del Pd contro la candidatura di Amati. Lui: in tanti mi vogliono
Un intervallo in Azione di quasi tre anni. Ma l’assessore regionale, all’epoca segretario Margherita, fu tra i fondatori Dem in Puglia. I sospetti della segreteria: «Il partito non è un autobus dove salire e scendere»
BARI - «Certi amori non finiscono» cantava Antonello Venditti. «Dove hai fatto Natale, fai anche Santo Stefano», rispondono dal Partito democratico pugliese (o almeno da una parte). Le scintille tra l’assessore regionale al Bilancio, Fabiano Amati e certi esponenti dem rischiano di non spegnersi. Almeno per il momento. Ed è presto spiegato: l’assessore domenica scorsa aveva annunciato il suo ritorno nel Partito democratico dopo una sosta in Azione durata meno di tre anni. Un passaggio che ai più è sembrata una mera operazione politica in vista delle prossime regionali - col sospetto di un’autocandidatura ad assessore nella possibile giunta Decaro - e che ha scatenato il disappunto della classe dirigente brindisina del Pd, nonostante le rassicurazioni fornite dall’attuale assessore regionale al Bilancio a non chiedere nulla in cambio del suo rientro all’«ovile».
Era il 2023 quando Amati dichiarò apertamente che il terzo polo avrebbe sostenuto con il centrodestra la candidatura del socialista Pino Marchionna a sindaco di Brindisi. Un cambio di direzione che costò le elezioni ai dem. «La questione – spiega il segretario provinciale Pd Brindisi, Francesco Rogoli - non è solo la regolamentazione imposta dal partito, ma è anche politica. Amati come coordinatore di Azione, si è schierato contro il Pd di Brindisi in una campagna elettorale molto delicata. Il suo contributo avrebbe potuto fare la differenza. Ecco perché la sua posizione nel nostro partito diventa ancora più delicata. Leggendo le sue dichiarazioni trovo inspiegabile, oggi come allora, la scelta fatta due anni fa. Ma il passato non si può cancellare».
Per il segretario Pd Puglia, Domenico De Santis la partita è chiusa. E anche le polemiche. «Il nostro partito ha delle regole molto precise in merito» aveva chiarito subito dopo l’annuncio di Amati spiegando che «chi fa parte o ha fatto parte di altri partiti, civiche o gruppi consiliari diversi dal nostro non può essere iscritto al Pd per i due anni successivi». E ancora: «Saremo inflessibili su questo e anche sulle incompatibilità etiche e sui contributi al partito. Amati, non potrà nemmeno essere candidato nelle nostre liste sia per ragioni statutarie che politiche». Il punto, in realtà, è politico prima che tecnico. Sino ad oggi, infatti, il Pd pugliese ha tenuto le porte spalancate al mondo del civismo, incoraggiando la scelta incrollabile del leader e governatore Emiliano di sostenere le liste-satellite oltre che i (quanto meno discussi) ingressi di esponenti politici provenienti anche da destra.
L’assessore (nonché ex segretario regionale della Margherita prima che confluisse nel Pd) insiste: «Non m’iscrivo al Pd per “giocare”, m’iscrivo al Pd per contribuire a portare in quel partito, che anni fa contribuii a fondare, la mia esperienza e la mia storia, incoraggiato da tante persone e dirigenti politici che con me hanno solidarizzato nei mesi scorsi e anche in queste ore. Persone contente nel vedere rappresentate direttamente da un esponente del Pd regionale le questioni attinenti alla immensa prospettiva della genetica medica, degli screening neonatali, degli screening per tumori della mammella, del colon e dell’utero, e delle sperimentazioni scientifiche più ardite per salvare le vite umane». Insomma, a suo dire ci sarebbe più di uno tra i dem pronto ad accoglierlo. Basterà a convincere gli altri?