politica
Ora il Pd prova a mediare tra Emiliano e la Capone
L’incontro del gruppo dem: «Li faremo sedere una accanto all’altro». Capone: «sono basita». La leader salentina sintetizza così il suo imbarazzo dopo l’esposto in Procura sulla legge di Bilancio
BARI - «Li faremo sedere vicini»: potrebbe iniziare con questa immagine, Michele Emiliano e Loredana Capone uno accanto all’altra, la riunione di oggi dei consiglieri regionali del Pd, con il segretario regionale Domenico De Santis. Nella sala del gruppo in via Gentile, dopo giorni di silenzi, si proverà a tracciare un percorso per superare le ruggini scaturite dalla denuncia di presunti «falsi» nella legge di Bilancio, connessi all’emendamento anti trombati proposto dalla grillina Antonella Laricchia. I rapporti tra i due sono ai minimi storici dopo che negli ultimi dieci anni hanno rappresentato un consolidato sodalizio, rafforzato anche dall’esperienza proficua della leader salentina nella prima giunta emilianista pugliese (2015-2020).
L’incontro di stamattina alle 12 sarà utile per provare a sciogliere i nodi vari nodi, a partire da quello politico legato al gelo degli ultimi giorni tra il governatore e la presidente del Consiglio. Quest’ultima ieri, incontrando i giornalisti, si è detta «basita» per la denuncia presentata in Procura da Emiliano, una battuta che dice molto su come la politica salentina ha recepito la mossa del suo leader regionale. Subito dopo la Capone ha specificato che martedì ci sarà la riunione della capigruppo per riavviare i lavori del Consiglio dopo la sosta per le feste natalizie: in quella sede si calendarizzerà la ripresa delle attività assembleari.
Fino a martedì ci sarà dunque tempo per il lavoro diplomatico dei mediatori, tra Emiliano e la Capone, ma anche tra il Pd e i 5S per ricomporre un quadro nel quale si affrontino con soluzioni concrete le questioni legate alla norma sui sindaci (che per candidarsi alla Regione dovranno ora dimettersi 180 giorni prima) e a quella sulle nuove nomine (ne dovranno essere fatte ben tredici a stretto giro). E in queste ore sono state avviate anche interlocuzioni trasversali per fare sintesi sulle rimostranze che i primi cittadini di ogni colore hanno avanzato nei confronti dei rispettivi partiti, compresi quelli di centrodestra.
Il pallino è in mano al Pd che deve trovare la quadra tra l’irritazione di Emiliano per la norma che restringe la platea per eventuali nomine di sottogoverno e le forze politiche che - per ragioni di bottega o di identità - fanno della legge anti trombati una bandierina da non ammainare. In particolare con i cinquestelle si proverà a discutere sia di modifiche che possano sanare gli elementi più discutibili e «discriminatori» della legge, sia di un nuovo testo. Il modello su cui si potrebbe trovare una intesa tra dem e contiani è quello presentato dall’assessore-accademico Nicola Grasso nel Consiglio comunale di Bari, una piattaforma che potrebbe favorire una posizione differente del Movimento rispetto a quella assunta precedentemente a favore della Legge Laricchia. L’altro elemento che i dem potrebbero porre sul tavolo della coalizione riguarda invece il profilo di palese contraddittorietà emerso nella legge di Bilancio tra gli articoli che riguardano la nomina da parte della giunta dei cda delle agenzie e il tracciato consiliare previsto dall’emendamento Laricchia (frutto di una sintesi con la proposta del leghista Giacomo Conserva). A questo guazzabuglio venuto fuori dalla fantomatica seduta del 19 dicembre i gruppi politici regionali dovranno provare a porre rimedio prima che emergano possibili limiti legati a presunte incostituzionalità.