Il caso
Lo scandalo Vigilanza ambientale bloccata dal Prefetto: ecco l'appalto fantasma che la Regione aveva nascosto
Un contratto da 11mila euro firmato nel 2023 ma mai pubblicato: è saltato fuori solo dopo che la «Gazzetta» lo ha chiesto. Nessuna legge autorizza le Regioni a dotarsi di corpi di polizia
BARI - A luglio 2023 la Regione ha affidato a un’associazione, Ethica Societas Upli di Roma, un incarico da 11.900 euro per implementare il progetto di videosorveglianza del Nucleo di vigilanza ambientale. Un appalto a trattativa diretta, affidato a un ente riconducibile a un sindacato autonomo della Polizia locale, che la stessa Regione si è «dimenticata» di pubblicare, come è obbligata a fare per legge.
È un’altra delle tante stranezze collegate alla vicenda del Nucleo di vigilanza, la «polizia» regionale che secondo il Viminale e il prefetto di Bari è stata costituita illegalmente: nessuna legge autorizza le Regioni a dotarsi di corpi di polizia, e nessuna legge consente ai dipendenti regionali di ottenere la qualifica di agente di pubblica sicurezza (necessaria a maneggiare le armi) né tantomeno l’incarico di ufficiale di polizia giudiziaria, né di utilizzare i gradi militari. Eppure gli «agenti» utilizzano divise con i gradi, e la loro dirigente si firma «dirigente generale».
È un pasticcio enorme, cui stanno provando a mettere riparo il direttore del gabinetto della presidenza, Roberto Venneri, e il capo dell’Avvocatura, Rossana Lanza: stanno provando a evitare che il prefetto di Bari, Francesco Russo, concluda il procedimento di richiesta di qualifica di pubblica sicurezza per cinque unità (tra cui la dirigente) con un diniego che travolgerebbe tutto. Compresi gli esiti delle deleghe di indagine che il Nucleo ha ricevuto da alcune Procure pugliesi. Finora però la Regione non ha controdedotto ai rilievi del prefetto.
Ma il problema non è soltanto collegato al rispetto del codice penale e del codice della strada (l’abbandono di rifiuti è una violazione al codice della strada). C’è infatti anche un problema amministrativo che riguarda la dirigente generale Anna Rocca Ettorre: nel contratto di lavoro (che Regioni e Comuni condividono) è infatti previsto che il dirigente di Polizia locale appartenga al profilo del personale di vigilanza, che in Regione Puglia non esiste. Non era dunque possibile nominare un «dirigente generale».
Tornando all’appalto alla Ethica Societas Upli, il riferimento a quello del 2023 era presente sul sito dell’ente privato (che si vanta di aver lavorato per la Regione Puglia) ma mancava (e manca) su quello della Regione. La «Gazzetta» ne ha allora chiesto copia attraverso un accesso civico il 17 settembre. Il 24 settembre, per pura coincidenza, è stata pubblicata l’aggiudicazione di un secondo appalto (avvenuta a quanto sembra a maggio) allo stesso soggetto ma per 5.900 euro. Le cose però non stanno così. A maggio la Regione ha pagato a Ethica il saldo da 5.900 euro del contratto del 2023, eppure lo ha dichiarato come un nuovo affidamento. Nessuno si è accorto che l’appalto alla Ethica ha come oggetto una consulenza in materia di «Gdrp» per l’uso della videosorveglianza. Peccato che la Regione abbia già un suo «Dpo» (responsabile dei dati personali), che è un dirigente, pagato proprio per occuparsi di queste cose. Ieri in Consiglio era prevista l’audizione sul Nucleo di vigilanza dell’assessore all’Ambiente, Serena Triggiani, che ha chiesto un rinvio per approfondire gli atti.