La vicenda

Crac Ferrovie Sud Est , Ferrovie chiede provvisionale di 245 milioni di euro

Così l’avvocato Mario Zanchetti, legale di Ferrovie dello Stato e Ferrovie del Sud-Est nel processo sul crac Fse in cui le società sono costituite parte civile. L'avvocato ha chiesto al Tribunale il pagamento di una provvisionale di 45 milioni per Ferrovie dello Stato e 200 per Ferrovie del Sud-Est.

BARI - «L'immagine di Fse e Ferrovie dello Stato è stata infangata da questa vicenda giudiziaria. Il totale stato di degrado dei treni e la scarsità dei servizi resi ai cittadini, conseguenza diretta delle malefatte a livello gestionale, hanno leso l’immagine di Fse, considerata da tutti come una società inaffidabile e totalmente incapace di gestire il servizio di trasporto pubblico della Regione Puglia. Tanto ha ingenerato una fortissima sfiducia nei passeggeri, stanchi di far fronte ai continui disagi, sospensioni, cessazioni dei trasporti e, soprattutto, di viaggiare in condizioni di precaria sicurezza».

Lo ha detto, al termine di una discussione durata quasi tre ore, l’avvocato Mario Zanchetti, legale di Ferrovie dello Stato e Ferrovie del Sud-Est (la seconda è stata acquistata dalla prima nel 2016) nel processo sul crac di quest’ultima in cui le società sono costituite parte civile. L'avvocato ha chiesto al Tribunale di riconoscere la responsabilità penale degli imputati e il pagamento di una provvisionale di 245 milioni di euro, 45 per Ferrovie dello Stato e 200 per Ferrovie del Sud-Est.
Nell’udienza precedente la Procura ha chiesto 13 condanne da tre a 12 anni per gli imputati, la pena massima è stata chiesta per l’ex amministratore unico Luigi Fiorillo.

«Non si è mai visto, che io sappia - ha aggiunto Zanchetti - un processo per bancarotta che avesse a che fare con una società a totale controllo pubblico e che gestisse un servizio pubblico. Fse non è certo l’unica società a controllo pubblico i cui vertici abbiano, per anni (magari decenni), speso liberalmente le risorse a favore di amici e sodali: ma è l’unica finita in dissesto. All’inizio del 2016 - ha aggiunto - la società aveva una situazione debitoria pari ad almeno 311 milioni di euro, due volte il fatturato annuo». Zanchetti ha spiegato che a quella situazione si era arrivati perché «la società, anno dopo anno, spendeva di più di quanto incassava dalla Regione».

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