La corsa alle urne

Terzo mandato, liste ancora al palo: centrosinistra «impallato» sul caso Decaro

Alessandra Colucci

Il 24 ottobre la Consulta si pronuncerà sull’impugnativa del Governo della proposta che prolunga di 9 mesi il consiglio regionale 

Il futuro di Antonio Decaro, attuale sindaco di Bari in scadenza di mandato e presidente nazionale Anci, è uno tra i nodi principali e irrisolti della campagna elettorale in corso.

Come noto, Decaro non può candidarsi per una terza volta per corso Vittorio Emanuele e non può – almeno al momento – candidarsi alla presidenza della Regione Puglia qualora l’attuale inquilino di lungomare Nazario Sauro, Michele Emiliano, decidesse di volare in Europa. Glielo impedisce, infatti, una norma, approvata da via Gentile alla fine dello scorso anno che, però, potrebbe essere annullata proprio alla fine del mese, previo pronunciamento della Corte Costituzionale.

Dunque, cosa accadrà all’amatissimo sindaco di Bari? È questo un dilemma che sta tenendo sotto scacco le trattative interne al centrosinistra pugliese, e barese in particolare, alle prese con la scelta dei candidati per le amministrative e per le europee. La strada tracciata sarebbe quella che porterebbe Decaro alla candidatura Pd al Parlamento europeo – indiscrezioni lo danno già impegnato a stabilire contatti nelle regioni dell’immenso collegio dell’Italia del Sud – ma, al netto della decisione pendente sulla norma che attualmente permette al Consiglio regionale di restare in carica anche se il governatore si dimette, l’unica speranza che gli consentirebbe di restare a Bari ovvero di candidarsi per la terza volta consecutiva, si condensa in due parole: terzo mandato.

Per ora è stata rinviata, per mancanza di numero legale in settima commissione, la discussione e votazione della proposta di abrogazione della legge «salva-decaro» , quella ribattezzata «anti Decaro». La proposta, presentata dai consiglieri regionali di Azione (Fabiano Amati, Sergio Clemente e Ruggiero Mennea) intende, appunto, abrogare la parte della legge elettorale regionale, peraltro impugnata dal governo, che allunga la permanenza in carica dei consiglieri regionali, per almeno altri 9 mesi, in caso di dimissioni anticipate del governatore Emiliano nel 2024.

L’iniziativa legislativa proposta dai consiglieri intende abrogare il secondo periodo del comma 2 dell’articolo 5 della legge regionale (28 gennaio 2005, n. 2) secondo cui in caso di scioglimento anticipato del Consiglio regionale «si procede all’indizione delle nuove elezioni del Consiglio e del presidente della Regione Puglia entro sei mesi». Questa parte è stata impugnata dal governo nazionale con delibera del Consiglio dei ministri del 23 febbraio scorso, per illegittimità costituzionale. La Corte costituzionale dovrà esprimersi il prossimo 24 ottobre.

Il caso del terzo mandato, comunque, non riguarda solo Decaro, ma anche a un nutrito drappello di sindaci uscenti, prevalentemente di centrosinistra. In questo sono concordi, trasversalmente, sia nel centrodestra che nel centrosinistra. A FdI, e più in generale al centrodestra, non pare vero - infatti - poter avere la possibilità di guadagnare qualche Comune particolarmente «pesante» tra quelli chiamati al voto, tra i quali proprio Bari, diventato ormai una roccaforte del centrosinistra. Il ragionamento che si fa negli ambienti molto vicini alla premier Giorgia Meloni, però, è perché il centrodestra dovrebbe fare qualcosa che il centrosinistra non ha fatto negli anni in cui ha governato ovvero consentire ai sindaci – in particolare ai propri – di ricandidarsi?

A Decaro, in senso astratto, l’idea piace, lo ha anche dichiarato, nelle vesti di presidente Anci, nei giorni scorsi a Salerno, portando ad esempio gli altri Paesi europei. A qualcuno, seduto al tavolo del centrosinistra che sta lavorando per l’individuazione del candidato, invece, l’ipotesi piace un po’ meno. E, semmai, vede il sindaco di Bari già proiettato agli scranni di Bruxelles, con Emiliano - per i governatori la legislazione lo consente - già pronto a ricandidarsi per un terzo mandato l’anno dopo, nel 2025.

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